Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
17/04/2023 06:00:00

Così funzionava il mercato clandestino di droga e telefonini nel carcere di Trapani

Al Pietro Cerulli di Trapani c'era un vero e proprio mercato clandestino. Droga e telefonini che entravano con troppa facilità grazie anche ad agenti corrotti.
“Anche i tunisini spacciano nei corridoi”, dice un recluso durante una conversazione telefonica. A gestire il traffico alcuni detenuti che avevano sancito un “patto corruttivo” con i poliziotti infedeli. L'inquietante spaccato emerso dall'operazione Alcatraz condotta dai carabinieri e dagli agenti del Nucleo regionale investigativo della polizia penitenziaria


Ventidue arresti. In carcere anche un ex poliziotto penitenziario: Giuseppe Cirrone. Altri due suoi colleghi sono indagati. Un quarto - ritenuto il perno dell'attività corruttiva, Francesco Paolo Patricolo, è deceduto durante l'attività investigativa. Tra gli indagati anche l' ex comandante della polizia penitenziaria, Giuseppe Romano. Estraneo all'accordo corruttivo - telefonini e droga ai detenuti in cambio di denaro e prestazioni sessuali elargite, in particolare dalla compagnia di un recluso- è accusato di non aver denunciato il pestaggio subito da un recluso ad opera delle guardie. I detenuti vendevano telefonini e spacciavano droga. Chi voleva avere un telefonino doveva sborsare 400 euro. I pagamenti avvenivano attraverso la ricarica di carte pre-pagate intestate ai familiari dei reclusi coinvolti nel traffico. Una cinquantina i telefonini sequestrati durante le indagini. Dagli accertamenti è emerso che le Sim erano intestate ad extracomunitari che per pochi soldi fornivano le proprie generalità, a volte anche false, per l'attivazione della scheda. A disporre di telefonini non solo detenuti comuni ma anche persone ristrette nel reparto di Alta sicurezza, come Nicola Fallarino esponente della camorra e Davide Monti affiliato alla Sacra corona unita.


Ma come entravano i cellulari nella struttura penitenziaria?
Arrivavano dall' alto con i droni che raggiungevano direttamente le celle. Il destinatario bastava che allungasse la mano oltre le grate e il gioco era fatto. Oppure venivano lanciati all'interno della casa di reclusione occultati in palloni di calcio. Ma erano anche i familiari che durante i colloqui riuscivano ad introdurli nascosti nelle scarpe che consegnavano ai detenuti. Gli stessi detenuti, poi, si davano da fare. Rientrati in carcere, dopo aver beneficiato di permessi, prima di varcare il portone del Pietro Cerulli facevano tappa in due attività commerciali nella zona dell'istituto penitenziario. Lì, si approvvigionavamo di droga custodita all'interno di oculi che " il corriere" ingoiava. Una escamotage per sfuggire ai controlli, però, assai pericoloso. Un detenuto Roberto Milenkovic, dopo aver ingerito un ovulo, colto da malore, venne trasportato in ospedale dove dovette subire un delicato intervento chirurgico per la rimozione del materiale che aveva ingoiato.

 

 


Ma ad alimentare il mercato clandestino del Pietro Cerulli erano anche i poliziotti corrotti che applicavano un tariffario: 300 euro per introdurre un micro telefonino, 600 euro per uno smartphone. L' agente più attivo era Patricolo che aveva problemi economici. In una circostanza si recò a Palermo dai suoceri del camorrista per procurarsi “panelle e crocchè”, come venivano chiamati in codice i telefonini, destinati a Davide Monti.
Droga e telefoni ai detenuti in cambio di denaro ma anche di sesso. E qui entra in ballo Giuseppe Cirrone. Faceva favori al detenuto Andrei in cambio di prestazioni sessuali che otteneva da Valentina, compagna del recluso.
Così Andrei "protetto" dal poliziotto poteva lavorare in cucina e fare telefonate e videochiamate al di fuori dei orari e dei modi previsti dall' ordinamento penitenziario. E a Valentina l' agente ora in carcere prometteva di fare avere permessi al suo compagno, millantando di intercedere con il magistrato di sorveglianza.


Valentina e Giuseppe Cirrone si sono visti per la prima volta durante una videochiamata tra la ragazza e il compagno detenuto avvenuta nella primavera del 2020 e cioè durante l'emergenza pandemica. L' agente le ha poi chiesto l'amicizia sui social iniziando a chattare per ore e ore con Valentina e nei messaggi scambiati, ma anche nelle conversazioni telefoniche. non mancavano gli apprezzamenti sull' aspetto fisico della donna. Poi anche gli ammiccamenti: “Per la tua bellezza...con lo sguardo...io mi immagino come tu possa essere dal punto di vista sessuale”.