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18/04/2023 06:00:00

Messina Denaro, la terza donna dei misteri 

 C’è anche una terza donna, nella storia recente di Matteo Messina Denaro. A metà tra un B-movie degli anni ‘70, con il protagonista alle prese con triangoli amorosi, o un noir di intrighi e gelosie, spunta un’altra donna.

Ed anche questa volta, non tutto sembra limpido nel suo racconto.

La signora che infatti ha ammesso di aver conosciuto e freqentato Messina Denaro ha della affinità con Laura Bonafede, arrestata la settimana scorsa con l’accusa di essere una complice del boss durante gli anni della sua latitanza (e che ieri ha fatto scena muta nell'interrogatorio di garanzia davanti al Gip Montalto). 

La donna, infatti, come Laura Bonafede, ha il marito che è stato in carcere. E, come per Bonafede, il marito è finito in galera  per colpa di Matteo Messina Denaro. Mentre però Salvatore Gentile, marito di Bonafede, sconta il carcere per alcuni omicidi commessi su ordine del “Sicco” e con lui (sta scontando l’ergastolo al carcere di Sassari) più blanda è la pena di quest’ultimo uomo,  coinvolto e condannato nell’operazione “Mafia - bet”, quella che ha svelato come la famiglia mafiosa del Belice avesse messo le mani sulle “macchinette” e sulle scommesse on line, con denaro fresco di disperati ludopatici che arrivava per mantenere la latitanza di Messina Denaro e il sostegno dei carcerati. Nella corrispondenza cifrata tra Messina Denaro e Laura Bonafede il marito della terza donna viene chiamato  “Rubinetto” perché in passato ha fatto anche l’impiantista. E’ una persona vicina ad un’altra famiglia legata ai Messina Denaro, i Luppino.

La donna, che Laura Bonafede chiama “Sbrighisi”, dice ai Carabinieri di non conoscere Messina Denaro, e che lui si era presentato a lei come un medico in pensione, Franco Salsi. Messina Denaro si sarebbe finto medico anestesista. La donna fa mettere a verbale: “Mi ha corteggiata, sapeva che ero sposata“.

Ma è proprio quello che diceva all’inizio la terza donna protagonista di questa storia, Lorena Lancieri, alias Diletta. Anche lei inizialmente, con il marito, si era presentata spontaneamente dai Carabinieri, per dire di aver ospitato casualmente questo signore, ignorando che fosse il terribile boss.

La donna, una professoressa, avrebbe riconosciuto il boss soltanto in occasione del suo arresto, guardando la televisione. Quando conobbe il sedicente medico anestesista la donna era sposata, cedendo al corteggiamento di Messina Denaro: “Ho intrapreso quella relazione in un momento di crisi personale e coniugale”.

Quindi c’è qualcosa che non torna. La professoressa non è estranea al contesto mafioso di Campobello di Mazara. Possibile che non sapesse?

La donna ha detto di essere stata nell’appartamento di via Cb 31 nell’ottobre 2022, i carabinieri del Ros hanno invece scoperto che già a luglio era lì: dalle telecamere di un negozio che riprendono la strada è saltato fuori uno spezzone di video che ritrae sia l’insegnante che il latitante. Gli inquirenti hanno poi scoperto che la donna conosceva Laura Bonafede. E di questa circostanza l’insegnante che si è presentata in procura non ha mai parlato.

Sullo sfondo, resta poi un dato “criminologico” importante. Una delle regole d’oro di Cosa nostra, che Messina Denaro, come si vede nei suoi ultimi scritti, cerca di preservare, prevede proprio che “non si guardano mogli di amici nostri”. Quando la città di Marsala era a capo del mandamento mafioso, ad esempio, prima dell'avvento dei Corleonesi, c’era in città un “tribunale di mafia”, composto da anziani uomini d’onore, che decideva sulle violazioni dei comandamenti della consorteria mafiosa. E più di una volta aveva condannato a morte mafiosi che si erano resi responsabili di relazioni extraconiugali con mogli di altri boss. Messina Denaro, invece, almeno due volte ha fatto eccezione a questa regola. Un segno, ancora una volta, del suo essere superiore (“legibus solutus” direbbero i latini) alle regole imposte agli altri.