“È partito da Castelvetrano l’ordine di far saltare in aria un’autostrada e le macchine che alle 17:58 la percorrevano. Una di quelle macchine, la Quarto Savona 15, è stata onorata proprio in quella città che ha dato i natali al criminale che ne ha ordinato la distruzione”. E’ il commento di Elena Ferraro che, insieme al regista Giacomo Bonagiuso e al sindaco di Castelvetrano Enzo Alfano, in occasione della Festa della Liberazione del 25 aprile, hanno organizzato la manifestazione “Memoria Nostra”, moderata dallo storico inviato del Corriere della Sera, Felice Cavallaro.
“Grazie alle forze di polizia, alla magistratura, alle autorità presenti oggi in questo giorno di liberazione – ha aggiunto la Ferrraro - Grazie a tutti coloro che sono venuti in pellegrinaggio ad onorare a testa alta i resti della macchina della scorta di Giovanni Falcone e l’hanno abbassata, in religioso silenzio, al cospetto di essa”.
Non c’è stato il bagno di folla, ma la partecipazione c’era al sistema delle piazze di Castelvetrano, dove ieri è stata posta la teca contenente i resti della “Quarto Savona 15”, l’auto di scorta del giudice Giovanni Falcone andata distrutta durante la strage di Capaci del 23 maggio 1992. È la macchina dove viaggiavano gli agenti Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani che morirono nell’esplosione.
Presente Tina Montinaro, moglie del caposcorta di Falcone, che al microfono della manifestazione ha detto: “I nazisti scioglievano le persone nei forni crematori, i mafiosi nell’acido. Per me, quindi, non c’è nessuna differenza”. “Ultimamente – ha aggiunto – vedo che in televisione si vuole far passare Messina Denaro come una persona romantica, che scriveva poesie, bigliettini. E’ un criminale. E si devono vergognare quelli che dicono che era una persona per bene. Io e i miei figli siamo orgogliosi di quel ragazzo che aveva deciso di scortare l’uomo più a rischio d’Italia, per il cambiamento. Quindi, noi camminiamo a testa alta in questo Paese e dovete farlo pure voi. Non dovete mai più abbassare la testa. Quella va abbassata solo davanti a quella teca, non davanti ai criminali, se davvero volete il cambiamento e un futuro diverso per i vostri figli”.
Il 25 aprile di Piantedosi e la liberazione a Castelvetrano dopo l'arresto di Messina Denaro from Tp24 on Vimeo.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha invece spiegato perché ha deciso di festeggiare a Castelvetrano il 25 aprile:
“La mafia è una dittatura a cui ribellarsi. In questo senso festeggiare il 25 aprile qui, al cospetto della Quarto Savona 15, insieme ad una comunità che lotta per il proprio affrancamento dalla criminalità organizzata, significa rigenerare l’insindacabile valore della Liberazione. Come ha sottolineato il presidente della Repubblica, le mafie sono la negazione dei diritti, perché opprimono, spargono paura, minano i legami familiari e sociali, esaltano l’abuso e il privilegio, usano le armi del ricatto e della minaccia, avvelenano la vita economica e le istituzioni civili. E le loro azioni criminali avranno effetti nocivi per generazioni. Una volta per tutte si sgomberi il campo dell’odiosa narrazione che vede la mafia come portatrice di lavoro e ricchezza. E’ una narrazione falsa, che ha cercato di creare consenso, nascondendo la vera natura della mafia che è sottomissione, prevaricazione e violenza come in un qualsiasi regime. Ho voluto celebrare la Liberazione proprio qui oggi, perché è un luogo simbolico da cui, sono certo, può avviarsi un concreto percorso di riscatto”.
Nel suo intervento, Antonello Cracolici, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia regionale, ha sottolineato l’aspetto deviato del consenso e la necessità di isolare i mafiosi:
“Noi li conosciamo i mafiosi. Nei nostri territori, nei nostri comuni, noi lo sappiamo chi appartiene a chi. E questa capacità di conoscenza la dobbiamo trasformare in un moto di ribellione, per determinare quello che i mafiosi temono di più: non avere il rispetto delle proprie comunità, non vivere di una reputazione positiva. Solo se aggrediremo la loro reputazione, anche attraverso l’esposizione di una teca, noi creeremo quelle condizioni perché i mafiosi vengano isolati”.
L’assessore regionale alle Infrastruture, Edy Tamajo, ha puntato sulla necessità del dialogo e dell’ascolto del territorio, dimenticando “quel populismo, che io definirei becero. Oggi non ci sono più alibi. Viva la Sicilia dei cittadini onesti, viva la Sicilia che contrasta con ogni mezzo e risorsa il fenomeno mafioso”.
Intorno alle 9,30, prima che iniziasse l’evento “Memoria Nostra”, si è svolta una breve manifestazione dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani di Castelvetrano, in cui il referente Marco Campagna ha affermato con decisione come l’assemblea costituente, il voto alle donne e la Costituzione della Repubblica Italiana, siano nate dal sacrificio dei partigiani. E anche se nella Costituzione non c’è la parola “Antifascismo”, “c’è però il divieto di ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista”.
Il sindaco Alfano, dopo aver ribadito con forza che “noi siamo portatori di una cultura che rimane antifascista”, ha detto anche che “non possono passare inosservate le vicende giudiziarie che interessano i nostri cittadini che ricoprono cariche istituzionali, che le hanno ricoperte e che intendono ricoprirle. Potrebbero attentare a quelle liberta che oggi, in questo 25 aprile, intendiamo difendere da chiunque non sia animato dagli stessi principi etici e libertari”.
Egidio Morici