La polizia di Catania su delega della direzione distrettuale antimafia etnea ha fermato 25 persone con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
I fermati, per lo più guineani ed ivoriani, sono stati rintracciati in diverse località italiane e sarebbero stati i componenti di una organizzazione straniera, che aveva compiti di gestire i viaggi oltre il confine di migranti provenienti dall'area subsahariana e intenzionati a oltrepassare l'Italia per andare in altri paesi dell'Unione europea.
L'indagine, condotta dalla squadra mobile di Catania, ha preso avvio dalle dichiarazioni di una minorenne che, prelevata da una comunità, è stata messa su un autobus diretto al Nord, dove ad attenderla c'erano alcuni dei suoi aguzzini.
"I trafficanti contattavano i migranti direttamente in Africa (Costa d'Avorio, Mali, Marocco, Libia) e lo conducevano, dietro pagamento di oltre mille euro, nel Paese europeo prescelto. Reati gravi, commessi in diversi paesi e caratterizzati dalla transnazionalità", ha detto il direttore centrale anticrimine della polizia, Francesco Messina. Ulteriori dettagli verranno illustrati alle 10.30 al reparto decimo mobile a Catania, alla presenza del direttore centrale anticrimine della polizia, Francesco Messina, e del questore di Catania Vito Calvino.
Intanto i cadaveri di due donne sono stati recuperati, in acque Sar italiane, dalla motovedetta Cp268 della Guardia costiera.
I militari dell'unità di soccorso hanno avvistato le salme dopo che avevano recuperato 62 migranti (tre donne) che viaggiavano su un barchino di 9 metri salpato da Sfax in Tunisia. La scorsa notte i 62 originari di Benin, Burkina Faso, Camerun, Costa d'Avorio, Guinea, Mali, Sudan e Togo, oltre alle due salme, sono state sbarcate a molo Favarolo.
I cadaveri, riconducibili ai dispersi del naufragio dello scorso 24 aprile - quando si ribaltarono 4 barchini - sono stati portati alla camera mortuaria del cimitero.