Cosa hanno in comune Caterina Chinnici con i forzistini? Nulla.
Cosa ha in comune Giancarlo Cancelleri con gli azzurri? Nulla.
A questa conversione sulla via di Damasco per la prima e sulla via della sopravvivenza per la seconda c’è chi non crede, perché ai valori liberali c’è chi ci appartiene da sempre e dai loro attacchi, talvolta spregiudicati, si è pure dovuto difendere.
Quando il salto è così lungo, quando la camicia è così strampalata ecco che si fanno passi indietro, perché il cittadino prima e l’elettore poi non riusciranno mai a comprendere quale logica coerenza ci sia.
La Chinnici è sempre stata eletta al Parlamento Europeo in quota Pd, l’estate appena trascorsa l’ha vista contrastare il candidato, oggi presidente, di Forza Italia e lo ha fatto, dichiarandolo sempre, da non tessera dem. Però ha voluto le liste pulite, le altre erano sporche?
In passato già qualcuno del Pd passò in Forza Italia e pure viceversa, quello che fa più impressione è la posizione di Cancelleri.
Contro Forza Italia e il presidente Silvio Berlusconi ne ha dette di tutti i colori, si potrebbe fare una carrellata o un carosello, oggi si dice vicino a quei valori, che non sono giustizialisti, come pentastellati insegnano, e sono liberali.
Cancelleri muta, nuova pelle, ma non sono i partiti a fare le persone, è esattamente il contrario.
L’ingresso di Cancelleri, benedetto dai più, ha fatto storcere il naso a molti. E lui è la prova provata che l’anti casta si fa casta e casta vuole rimanere, per galleggiare e per non tornare un comune cittadino, perchè del resto Andreotti docet: “Il potere logora chi non ce l’ha”.
Un grillino in Forza Italia fa accapponare la pelle.
Ma di ingressi o ritorni ce ne potrebbero essere altri, così si vocifera da più parti che pure Gaetano Armao, sempre legato a poltrone e ad incarichi, sia pronto ad approdare da Schifani lasciando Azione, che a parte qualche spillino e una candidatura da numeri ridicoli, non gli ha portato nulla.
Forza Italia ha un nuovo corso con il commissario Marcello Caruso e Schifani, che potrebbero trasformare il partito in una hall di un hotel.
In attesa, c’è posto per tutti.