C’è un problema in Sicilia, ed è un problema che dura da decenni, che si è acuito ancora di più in pandemia ed è definitamente tracollato in post pandemia.
Gli ospedali non vivono e non sopravvivono, arrancano.
Mancano medici, mancano infermieri, mancano strumenti e talvolta medicine e garze.
In quel tassello chiamato Sanità, un assessore regionale vale l’altro, il distinguo è solo fatto dal nome e sulle passerelle fatte, su come comunica ma in puntodi fatto non cambia nulla, da oriente a occidente dell’Isola.
Nonostante i proclami e un inservibile consiglio comunale aperto, che si è tenuto a Marsala qualche mese fa, l’ospedale Paolo Borsellino continua ad essere una cattedrale senza speranza.
Sette piani con sale operatorie moderne, molte delle quali inutilizzate, mancano i medici, l’oculistica è stata smantellata per pensionamento di alcuni medici e comando in altre sedi di altri.
Risultato? Un bacino di 400 mila abitanti, che in estate raddoppiano, senza avere a disposizione non una gelateria ma un ospedale che sia pronto ad intervenire per le emergenze. Come successo alla signora di Marsala che aveva bisogno di un oculista.
Chi può permetterselo si rivolge a specialisti privati, chi non può è costretto ad abbandonare anche solo la voglia di fare prevenzione o di accedere alle cure.
Non va meglio a Palermo, l’ospedale Civico è senza kit di pronto intervento per le suture, ha dovuto chiedere ad altri nosocomi un prestito. Ma mancano anche garze di cotone, bende idrofile, stecche Zimmer, sonde vescicali.
Si tratta di importanti prodotti con cui intervenire subito in assistenza al paziente. Un disastro. La ricerca della responsabilità non aiuterà i pazienti a risolvere il problema, c’è sicuramente una inadeguatezza di fondo che porta a chi di dovere a non essere all’altezza nel fare i bandi e dunque le forniture.
Una programmazione fatta in maniera raffazzonata, senza contezza e che mette in seria difficoltà i medici e chi ricorre alle cure.
Ed è grottesco come si possa pensare a costruire le Case di Comunità, che sarebbero ulteriori cattedrali nel deserto, quando gli ospedali esistenti non hanno medici, non hanno personale, non hanno prodotti sanitarie sufficienti e necessari.
Si rincorrono da giorni le notizie su un possibile cambio al vertice dell’assessorato Salute, attualmente la delega viene esercitata da Giovanna Volo, ma il cambio di nome, qualora non dovesse davvero affrontare adeguatamente e con immediatezze le gravi emorragie della sanità pubblica siciliana, sarebbe un ulteriore ferita non più rimarginabile.
Però dalla Regione fanno sapere che dopo il via libera al Polo pediatrico, arriva dalla l’ok anche alla costruzione di tre nuovi ospedali a Palermo, oltre alla riqualificazione e alla rifunzionalizzazione del presidio ospedaliero Ingrassia di corso Calatafimi.
La giunta regionale ha deliberato la riprogrammazione delle risorse previste dal Programma straordinario di interventi finanziato con fondi statali del Cipe e cofinanziato con risorse regionali. Il totale degli investimenti ammonta a 958 milioni di euro.
Nello specifico, il piano, che sarà valutato adesso dal ministero della Salute, prevede: 364 milioni per la realizzazione del nuovo ospedale Civico di Palermo; 348 milioni per il nuovo Policlinico del capoluogo siciliano e 240 milioni per la costruzione del nuovo polo onco-ematologico Palermo-Nord. Infine, ulteriori sei milioni di euro, in aggiunta ai 20 già precedentemente assegnati, serviranno per far fronte all’adeguamento strutturale, impiantistico e architettonico dell’ospedale Ingrassia.
La giunta ha dato, inoltre, mandato all’assessore regionale alla Salute di programmare la spesa di 22 milioni di euro per l’efficientamento energetico del Policlinico di Messina, relativamente a sale operatorie e reparti ad alto consumo di energia. Fondi che si aggiungeranno ai 34 milioni già assegnati per interventi di manutenzione straordinaria.
La riprogrammazione approvata dal governo regionale consentirà la creazione di centri di alta specialità, con ricadute positive in termini di miglioramento della qualità assistenziale, anche in relazione all’esperienza maturata durante la gestione dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Le nuove realtà, infatti, oltre ad essere realizzate nell’ottica dell’efficientamento energetico e nel rispetto delle norme a tutela dell’ambiente e del paesaggio, saranno dotate di tutto quanto necessario per affrontare eventuali nuove ondate pandemiche.
Sempre nella riunione di ieri, è stato approvato il conferimento dell’incarico di dirigente generale del dipartimento regionale per la Pianificazione strategica dell’assessorato della Salute a Salvatore Iacolino, già commissario straordinario del Policlinico di Palermo.
Intanto sono critiche le opposizioni nei confronti dell'assessora Giovanna Volo.
“Ancora una volta l’assessore alla Salute Giovanna Volo non è stata in grado di rispondere in Aula, all'Ars, alla maggior parte delle interrogazioni dell’opposizione, presentate già da settimane. Uno spettacolo indecoroso di impreparazione e superficialità che mal si addice a chi dovrebbe gestire il sistema sanitario regionale. Oltretutto 12 delle 15 interrogazioni all’ordine del giorno facevano parte del blocco di atti parlamentari su cui l’assessore era stata impreparata già nella seduta precedente dedicata alla rubrica sanità. Una grave mancanza di rispetto nei confronti del parlamento e dei cittadini”. Lo dice Michele Catanzaro capogruppo del Pd all’Ars.
“Non vorremmo scoprire – aggiunge - che l’inadeguatezza mostrata in Aula sia la stessa con la quale si affrontano i problemi della sanità siciliana. L’unica dato certo è che a distanza di sei mesi dall’insediamento il governo regionale continua a non dare risposte ne a chiarire come intende affrontare la situazione emergenziale della sanità siciliana. Il presidente della Regione Renato Schifani ha il dovere di assumersi le sue responsabilità di fronte alla necessità di assicurare il diritto alla salute dei cittadini”.