La sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha rigettato la proposta di confisca di beni degli eredi di Vittorio Morace.
I beni in questione, per un valore di oltre 10 milioni di euro, non sarebbero, infatti, il frutto del patto corruttivo emerso dall'operazione Mare Monstrum che portò alla luce un giro di tangenti per i collegamenti con le isole minori.
Tra i beni figurano anche disponibilità finanziarie, azioni della Liberty Lines, ma anche fabbricati e terreni, sequestrati nel 2017 nell’ambito dell’inchiesta sulla tangentopoli del mare.
Per la Procura, l’allora dirigente dell’assessorato regionale ai Trasporti, Salvatrice Severino, tutt’ora sotto processo, avrebbe predisposto un bando su misura affinché la compagnia di navigazione della famiglia Morace si aggiudicasse il servizio di trasporto marittimo. Gli armatori avrebbero intascato 10 milioni di compensazioni per corse mai effettuate. Da qui la proposta di confisca dei beni bocciata dal tribunale del capoluogo siciliano.