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26/05/2023 06:00:00

L'animata vigilia del voto a San Vito: il Sindaco Peraino e il caso del testamento falsificato 

Tra i Comuni che vanno al voto domenica prossima, San Vito Lo Capo è quello che ha un peso specifico maggiore, nello scacchiere del potere locale. Apparentemente si tratta di una borgata di 4700 anime. Ma chi conosce il territorio sa che San Vito Lo Capo vale molto di più di quello che sembra. E' ormai il polo turistico della provincia, attrae visitatori e villeggianti da tutto il mondo, e si concentrano investimenti importanti, tentativi di speculazione edilizia che mettono a rischio una zona comunque fragile, dove, tra l'altro, insiste la prima e più importante riserva naturale della Sicilia, quella dello Zingaro. 

Ad agitare la campagna elettorale, però, non è il progetto della marina del porto, né il tema del depuratore o del turismo,  ma è una clamorosa inchiesta pubblicata da un giornalista,  Chicco Fumagalli. Clamorosa è l'aggettivo adatto, per tanti motivi. Primo, perché Fumagalli è un giornalista in pensione che da anni ha scelto di vivere a Macari, frazione di San Vito, dedicandosi ad analizzare, senza fare sconti a nessuno e con molta preparazione, tanti aspetti della vita pubblica locale. Insomma, non c'è delibera, determina o provvedimento che non passi sotto la sua lente.  Un giornalista così è una vera e propria ricchezza per una comunità (purtroppo, secondo quello che lui stesso racconta non mancano invece gli insulti ...).  Ed è anche un esempio per tanti giornalisti locali che non trovano il tempo o non hanno la voglia di scavare nel merito di molti fatti.

Clamoroso è anche il mezzo con il quale Fumagalli ha deciso di pubblicare la sua inchiesta giornalistica: Facebook. Un post al giorno, per un totale di 22 post, nella sua bacheca social, corredato di elementi ed immagini.

Ma è clamorosa, soprattutto, la vicenda tirata fuori da Fumagalli: il caso di un testamento falsificato, che vede al centro il Sindaco di San Vito Lo Capo, che si ricandida, Peppe Peraino. Quanto denunciato e scritto da Fumagalli, carte alla mano, è grave, soprattutto perché riguarda, appunto, il primo cittadino di San Vito Lo Capo. 

Spulciando con tenacia nei registri pubblici, in estrema sintesi la storia, lunga 17 anni, scovata da Fumagalli, è questa: Peraino insieme a suoi cugini hanno sfruttato un testamento falso scritto da qualcuno a loro favore, che vede al centro una casa, in Via Duca degli Abruzzi, dal valore dichiarato di 110mila euro.  Lui ha usato la sua posizione di Sindaco per velocizzare delle pratiche di riconoscimento del testamento, e ha dichiarato, appunto, il falso in sede civile ai danni del signor Giuseppe Barraco, figlio del legittimo erede Pietro Barraco. Avrebbero poi usato una società di comodo per vendere l'edificio.

Una procedura durata 6 anni. La sentenza d’Appello sarà pronunciata nel 2019 e l’Ordinanza della Cassazione nel 2020. Tutte le sentenze confermano la falsità del testamento olografo.  "Se sai dove cercare - spiega Fumagalli -  trovi ed io trovo tutto, anche quello che non ti aspetti di trovare. Ne ho fatte di inchieste giornalistiche al Nord, ma questa le batte tutte ed essendo la mia ultima, beh, fatemi dire che sento di essermela meritata".

 

 Tutto ciò configurerebbe anche dei fatti di rilievo penale, ma la Procura sembra, al momento, che non batta colpo. 

Così come non batte colpo Peraino: "Debbo dire che mi sarei aspettato una reazione, anche minima - commenta Fumagalli - che so: una smentita, una precisazione, una negazione. Niente".

"Quello di cui mi sono occupato - aggiunge il giornalista - non è un fatto privato, è un fatto “ tra privati “ avente rilevanza pubblica, stante la carica istituzionale assunta ed esercitata dal protagonista".

Su questa vicenda un altro cittadino di San Vito, il professore Vincenzo Battaglia, ex Sindaco, il 28 marzo, ha scritto una lettera alla Regione Siciliana, Dipartimento Autonomie Locali, per esprimere i suoi dubbi sulla liceità della ricandidatura di Peraino in funzione del ruolo assunto nell’affaire del testamento falso. Due settimane dopo,  il dirigente dell’assessorato risponde  per informarlo di avere esaminato il dossier ricevuto e di avere trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica di Trapani. 

 Non sappiamo come andrà a finire questa storia, né che tipo di influenza avrà sul voto, certo è che si tratta di una vicenda che meriterebbe da parte del primo cittadino la massima chiarezza e trasparenza, anche nell'interesse della comunità che amministra.