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08/06/2023 06:00:00

Mafia a Marsala, testimone in aula: "Non era un'estorsione ..."

 Ha negato di aver subito minacce una presunta vittima di estorsione ascoltata, in Tribunale, a Marsala, nel processo scaturito dall’operazione antimafia “Hesperia” (blitz dei carabinieri che il 6 settembre 2022 ha dato un altro duro colpo alle cellule di Cosa Nostra a Marsala, Mazara e Campobello di Mazara).

“Non ho mai subito alcuna minaccia – ha detto, in aula, l’agente di commercio marsalese Giuseppe Sturiano - Ho concordato il pagamento di quattromila euro solo per la mediazione in un affare”.

Per gli investigatori, Sturiano sarebbe stato vittima di una estorsione commessa dai marsalesi Stefano Putaggio, 49 anni, Antonino Raia, di 60, e Antonino Lombardo. Quest’ultimo deceduto, all’età di 70 anni, domenica scorsa, a causa di una grave malattia. Raia non è imputato davanti il Tribunale di Marsala perché ha scelto il rito abbreviato davanti al gup di Palermo. Stefano Putaggio è stato anche candidato con i Cinque Stelle. 

In aula, Sturiano ha risposto alle domande del pm della Dda Francesca Dessì e a quelle di un legale della difesa, l’avvocato Vito Daniele Cimiotta. L’agente di commercio ha aggiunto di conoscere da molti anni il Putaggio e di sapere che svolgeva l’attività di mediatore.

La vicenda l'abbiamo ricostruita su Tp24 in un articolo che potete leggere qui.

Naturalmente, adesso si attende l’esito delle perizie sulle intercettazioni per capire meglio i rapporti tra questi soggetti nel periodo della presunta estorsione (gennaio-agosto 2020). Anche se è chiaro che la difesa punterà tutto, o comunque molto, su queste dichiarazioni di Sturiano, che ha affermato di non essere stato minacciato in alcun modo. I giudici, ovviamente, cercheranno di capire se ha detto la verità. Gli altri imputati del processo ordinario “Hesperia” sono i marsalesi Filippo Aiello, di 76 anni, Lorenzo Catarinicchia, di 42, Vito De Vita, di 45, Riccardo Di Girolamo, di 44, e i mazaresi Nicolò e Bartolomeo Macaddino, di 62 e 58 anni. A difendere gli imputati sono gli avvocati Vito Daniele Cimiotta, Giacomo Frazzitta, Giuseppe De Luca, Giovanni Gaudino, Antonio Salmeri. Altri 27 imputati hanno chiesto il rito abbreviato e lo scorso 23 marzo, davanti al gup di Palermo Ermelinda Marfia, i pm Francesca Dessì, Gianluca De Leo, Pierangelo Padova e Alessia Sinatra ne hanno invocato la condanna. Nell’indagine sono rimasti coinvolti presunti mafiosi e fiancheggiatori di Cosa Nostra, riportando in cella fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro, come il 67enne capomafia campobellese Francesco Luppino. E la pena più severa (20 anni di carcere) è stata chiesta proprio per lui. E 20 anni sono stati invocati anche per il marsalese Francesco Raia. Queste le altre richieste: 17 anni e 4 mesi ciascuno per Marco Buffa, Antonio Cuttone e Vincenzo Spezia, 16 anni per Antonino Ernesto Raia (fratello di Francesco) e Piero Di Natale, 12 anni per Tiziana Rallo, Vito Gaiazzo e Antonino Pace, 8 anni per Leonardo Casano, 5 anni e 4 mesi per Girolamo Li Causi, 3 anni e 4 mesi per Paolo Bonanno, 2 anni e 8 mesi per il palermitano Jonathan Lucchese, 2 anni e 4 mesi per Marco Manzo, 4 anni per Antonino Nastasi, 5 anni e 4 mesi per Vincenzo Pisciotta, 6 anni per Giuseppa Prinzivalli, 3 anni e 4 mesi per Francesco Pulizzi, 2 anni e 4 mesi per Vito Rallo, 4 anni per Vincenzo Romano, 6 anni e 8 mesi ciascuno per Carmelo e Giuseppe Salerno, di Paceco, 3 anni e 4 mesi per Francesco e Rosario Stallone, 4 anni per Michele Vitale e 3 anni e 4 mesi per Giuseppe Speciale. Gli ultimi due di Partinico. L’ultima delle udienze dedicata alle difese si terrà il 28 giugno. L’indagine “Hesperia” è sfociata nell’arresto di 33 persone: 21 in carcere e 12 ai domiciliari. Tra loro, molti nomi noti della criminalità organizzata di Marsala, Mazara, Campobello di Mazara e Castelvetrano, ma anche diversi volti nuovi. Tra i primi, quello di Francesco Luppino, che era uscito dal carcere circa tre anni prima dopo aver scontato una lunga condanna per mafia. Secondo l’accusa, si era rimesso all’opera per ricostituire la rete di relazioni di Cosa nostra tra Campobello di Mazara, Mazara, Castelvetrano e Marsala. Le accuse a vario titolo contestate agli indagati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti (nelle aste al Tribunale di Marsala), reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo.