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10/06/2023 06:00:00

Campobello. Altro sgombero? Le associazioni protestano, ma in quell’ex cementificio…

 Domani dovrebbe esserci lo sgombero, o meglio, la comunicazione per i braccianti ospitati temporaneamente presso l’ex oleificio Fontane d’Oro di Campobello di Mazara, di lasciare i moduli abitativi dell’Unhcr, predisposti per i lavoratori stagionali durante la raccolta delle olive. Si tratta di meno di 30 persone, in regola col permesso di soggiorno, provenienti dallo sgombero dell’ex cementificio (ne avevamo parlato qui) dopo la sua sostanziale trasformazione in un’enorme piazza di spaccio e di prostituzione.

 

Ieri però, un gruppo di associazioni e due consiglieri comunali di opposizione,  hanno inviato una lunga nota alla prefettura (che potete leggere qui integralmente), ai due sindaci di Campobello e Castelvetrano e al presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana. Nella lettera, firmata dallo sportello Sans-Papiers di ARCI Porco Rosso, dall’associazione Coordit — progetto Re-Agire, dall’aps Rosa Balistreri, da Contadinazioni-Fuori Mercato,  dalla Casa del Mutuo Soccorso FM e dalle due consigliere comunali di opposizione di Campobello Liliana Catanzaro e Carla Prinzivalli, viene chiesto un “dialogo aperto e costruttivo tra le parti coinvolte, con la partecipazione delle persone interessate e delle organizzazioni della società civile, al fine di identificare alternative rispettose”.

 

Ribadendo la loro contrarietà anche allo sgombero dell’ex cementifico che, secondo le associazioni, sarebbe stato fatto “in evidente violazione degli obblighi internazionali e senza rispettare alcuna delle garanzie procedurali in materia di sgomberi”, è stato chiesto alle autorità locali di bloccare quello di Fontane d’Oro e di “impegnarsi invece a trovare soluzioni sostenibili che rispettino i diritti umani di coloro che vivono nell’insediamento informale”.

Un ulteriore sgombero – si legge ancora nel documento - sarebbe l’ennesima azione legittimata dal solito spauracchio ideologico della promozione della ‘sicurezza del territorio’, che non fa che produrre l’ulteriore vulnerabilità e marginalizzazione delle persone che la subiscono, come sappiamo dai risultati di questi 10 anni di sgomberi sistematici”.

 

Ma nella percezione dei campobellesi, i risultati di questi ultimi anni di ex cementificio, sono molto diversi. Soprattutto da quando era diventato meta di tanti adolescenti della città, dipendenti dal crack. Oppure quando le loro case erano diventate meta di furti da parte di persone che non avevano niente a che vedere con la figura del bracciante.

Poi ci sono cose di cui è difficile scrivere, perché la paura e la vergogna non hanno permesso di fare regolare denuncia. Ma è risaputo che spesso, nelle baracche del ghetto venivano trattenuti i ragazzi che avevano dei debiti nel pagamento della “roba”. Non li lasciavano andare finché qualcuno (spesso i genitori stessi) non faceva loro arrivare i soldi “dovuti”. Insomma dei piccoli sequestri di persona.

 

Oggi, anche se il consumo di droga presso Fontane d’Oro è abbastanza circoscritto rispetto ai primi giorni del trasferimento (dove c’era una coda delle attività di spaccio che si svolgevano dall’altra parte) ed una parte degli ospiti abbia trovato un lavoro (o ce l’aveva già), la diffidenza non può che essere fisiologica. Sono diverse le foto che girano sui social o in privato, che testimoniano furti nelle case ed altro.

E dall’esterno diventa sempre più difficile capire di cosa si stia parlando. Al momento infatti non si tratta di migranti stagionali, che invece cominceranno ad arrivare a settembre. E nemmeno di un intero gruppo di braccianti, considerando che la maggior parte non lavora.

Senza contare che a Fontane d’Oro ci sono anche tre ragazze siciliane, tossicodipendenti. Non hanno una casa, non hanno un posto dove andare, né un lavoro. In quel contesto però devono aver trovato accoglimento.  Le realtà si mischiano sempre. Ed è sempre difficile intervenire.

 

Egidio Morici