Stavolta il digitus impudicus lo ha mostrato all'Italia intera. Daniela Santanchè non è adusa a scusarsi, pensa che sia una debolezza che non intende praticare. Lo ha imparato da bambina, quando suo padre la rinchiudeva nello stanzino delle scarpe, al buio, per punire la sua esuberanza indomabile. In quel periodo della sua vita, notoriamente sensibile per lo sviluppo della personalità, subiva senza ribellarsi le rappresaglie della madre che le tirava i capelli fino a strapparglieli, per redarguire quella figlia irrequieta e indisciplinata.
Insomma una storia da manuale di pedagogia.
Intraprendente, a soli 22 anni sposa il chirurgo estetico Paolo Santanchè che le aveva sistemato il naso. Diventa subito la brillante collaboratrice dello studio medico del marito contribuendo a farlo diventare uno dei chirurghi estetici più famosi d'Italia. La letteratura ha dedicato pagine sublimi al naso,ma non credo che la ministra si sia ispirata al capolavoro di Gogol, nonostante alcune similitudini, anche qui si aggirano personaggi piuttosto singolari in cerca di riconoscimenti sociali in ambiti politici.
Audace oltre ogni immaginazione, per promuovere lo studio medico del marito organizza cene esclusive offrendo alle signore torte fatte sul calco del suo corpo sodo. Che dire? Un genio della comunicazione! E proprio per queste sue formidabili doti, anche dopo il divorzio, decide di mantenere il cognome del marito: Santanchè è ormai divenuto un brand, il suo marchio. Vi assicuro che non è affatto semplice cambiare la propria anagrafica in Italia, ma lei c'è riuscita, grazie a un decreto del capo dello Stato del 1998, diventa all'anagrafe Daniela Garnero Santanchè.
Per tracciare la sua ascesa politica è necessario saltellare tra i diversi partiti che si sono alternati nell'area della destra italiana, per trovarla è sufficiente chiedere dove si esprime una destra forte, nostalgica, come dice lei stessa: non sbiadita. Diversi i libri che ha firmato, tutti rivolti al tema cocente delle donne, ora violate, ora negate fino a proclamate sante. Ma il numero di lettori non supera quello dei suoi follower, tant'è che è molto più nota per i suoi centrotavola natalizi, leggermente ingombranti.
Per tornare al naso, bisogna ammettere che è stato fatto davvero un buon lavoro, che va ben oltre il fatto estetico: un fiuto per gli affari pari solo a quello dimostrato per la politica. Anche in questo caso può ostentare con orgoglio di avere portato all'attenzione della destra il valore della moda, del fashion, dei luoghi vip.
Alle recenti inchieste che mettono in discussione il suo ruolo di imprenditrice, risponde, senza remore, elenca date e cifre diverse da quelle reali, a quanto pare. Ciononostante, incalza, spergiura (?) ribalta le prospettive, e giusto perché si trova dentro un'aula istituzionale, non chiude il suo intervento con l'antico gesto del digitus impudicus, già sperimentato in diverse occasioni pubbliche.
Consigli per la lettura: Il naso di Gogol, a proposito di nasi che se ne vanno in giro spacciandosi per pezzi grossi.
Katia Regina