Dopo due anni di pandemia, durante i quali sono stati persi 39.506 ricoveri e 241.841 visite ed esami in Sicilia, la giunta Schifani decide di intervenire per risolvere il problema delle lunghe liste d'attesa. Un piano di abbattimento viene varato, questa volta coinvolgendo anche i privati, ai quali sarà destinata la metà dei finanziamenti provenienti dai 48,5 milioni di euro erogati dal governo nazionale ma rimasti inutilizzati dalle aziende sanitarie e ospedaliere. La Sicilia si classifica come la terzultima regione per la quota di finanziamenti spesi in questo settore, con percentuali di recupero di ricoveri e prestazioni ambulatoriali al di sotto delle regioni del Nord.
Le aziende sanitarie meno virtuose in termini di recupero di ricoveri e interventi chirurgici sono state individuate: il Policlinico di Messina, il Civico di Palermo e l'Asp di Messina hanno lasciato ben 5.599, 5.247 e 3.662 prestazioni in attesa, rispettivamente. Al contrario, il Bonino Pulejo di Messina e il Policlinico San Marco hanno dimostrato la maggiore efficienza, con il primo che ha recuperato tutte le prestazioni e il secondo che ne ha smaltite 38.
Per quanto riguarda le prestazioni ambulatoriali, l'Asp di Palermo, l'Asp di Trapani e il Papardo di Messina risultano tra le aziende meno virtuose, con 82.000, 35.061 e 32.236 visite ed esami da recuperare, rispettivamente. Al contrario, l'Asp di Enna, l'Asp di Agrigento e il Civico di Palermo hanno azzerato il loro arretrato utilizzando tutti i fondi messi a disposizione dallo Stato.
Il piano prevede un recupero di 10.856 ricoveri e 4.329 prestazioni ambulatoriali tra il 2020 e il 2021 entro dicembre di quest'anno e il completamento del recupero delle prestazioni non erogate nel 2022. Il presidente Schifani ritiene l'azzeramento delle liste d'attesa una priorità nel suo programma di governo e si impegna a garantire ai siciliani il diritto alla tutela della salute in tempi ragionevoli.
Per raggiungere gli obiettivi, il governo siciliano coinvolge i privati, che riceveranno la metà dei fondi non utilizzati dal settore pubblico e si sono impegnati a ridurre le tariffe del 10%. Sarà favorita la condivisione delle liste d'attesa a livello provinciale, con la mobilità dei pazienti previa loro approvazione. Inoltre, ai medici che accettano di fare straordinari saranno riconosciuti 80 euro all'ora, mentre gli infermieri riceveranno 50 euro.
Nonostante l'ambizione del piano, ci sono preoccupazioni riguardo alle carenze di personale che hanno colpito molti ospedali in Sicilia, con reparti chiusi e il ricorso a personale esterno per mantenere aperti i pronto soccorso.
AIOP. “Il piano illustrato oggi dal Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, per ridurre le liste d’attesa, recuperando le prestazioni di ricovero e ambulatoriali prenotate e non ancora erogate o sospese a causa della pandemia, è un’importante iniziativa per fare in modo che l’accesso alle cure diventi davvero tempestivo”. Lo dice Barbara Cittadini, Presidente nazionale dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), commentando la conferenza stampa del Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, a Palazzo d’Orleans, sul piano approvato in Giunta per la riduzione delle liste d’attesa in sanità.
Cittadini esprime soddisfazione per “un piano che prevede, finalmente a pieno titolo, il coinvolgimento delle strutture della componente di diritto privato del SSN, che, al pari di quelle della componente di diritto pubblico, contribuiscono a garantire il diritto alla salute della popolazione. Con questo innovativo progetto, anche in termini di investimento, la Regione Siciliana dimostra un grande interesse e un impegno concreto su temi che investono sia la vita dei singoli che le famiglie”.
“È fondamentale - precisa la Presidente Aiop - affrontare il tema dell’emergenza-urgenza. Un’efficace programmazione orientata ad una integrazione della rete, che sappia cogliere le capacità inespresse, anche in questo settore, dalla componente di diritto privato, migliorerebbe la risposta qualitativa dei servizi offerti, soprattutto negli ambiti territoriali meno organizzati, decongestionando gli ospedali di diritto pubblico con un’azione efficace e puntuale all’insorgere di un bisogno di cura”.
Secondo la Presidente nazionale Aiop “ricorrere alle nostre strutture per recuperare le prestazioni non erogate e, contestualmente, per gestire le emergenze in maniera efficace ed efficiente, non è solo una scelta importante per la Regione, ma è l’unica strada possibile per rispondere alla sempre crescente e diversificata domanda di cura e assistenza della popolazione. Anzi, quanto deciso dalla Giunta della Regione Siciliana può essere di esempio per altre realtà regionali” conclude.
CGIL. “Non è l’assegnazione della metà dei fondi (48,5 milioni di euro), erogati dal Governo nazionale, la soluzione ai problemi della sanità siciliana”. Fp Cgil Sicilia si pone critica nei confronti del “Piano di Schifani”, messo in campo dal Governo regionale per l’abbattimento delle liste di attesa. “Il recupero dei ricoveri e delle prestazioni ambulatoriali attraverso il ricorso alle strutture private – affermano il Segretario Generale, Gaetano Agliozzo, e la Segretaria Regionale, Monica genovese - se da una parte può garantire una risposta agli utenti in tempi ragionevoli, dall’ altra non risponde alle criticità strutturali del sistema sanitario regionale, prima fra tutte la carenza di personale sanitario. Piuttosto che indagare sui motivi per cui le aziende pubbliche possono recuperare solo il 50% dell’arretrato, si preferisce trovare soluzioni comode e contingenziali, continuando di fatto ad aprire le porte ai privati con un mercatino delle tariffe. Tutto questo determina un progressivo ed inesorabile processo di erosione del perimetro pubblico. La salute non è una merce e pertanto non può essere oggetto di trattative e logiche di mercato. Ancora una volta si calpesta la dignità professionale ed umana degli operatori che operano nel SSN, ai quali i supermanager chiedono risultati senza dotarli dei mezzi essenziali per realizzarli. D’altro canto, si chiede ai pazienti di migrare da una struttura pubblica ad una privata o di affrontare kilometri di distanza dal proprio comune per esigere il diritto fondamentale alla Salute, come se la continuità delle cure, la relazione medico-paziente, il follow up di patologie complesse fossero elementi superflui rispetto all’ostentazione delle performance aziendali. Il Governo regionale, con senso di responsabilità e serietà, vada alla radice del problema, la cui matrice è rappresentata prevalentemente dalla carenza di personale medico, sanitario e dell’intero comparto, provando così – concludono Agliozzo e Genovese - ad invertire una situazione che continua a registrare la chiusura di interi reparti, così come il ricorso a esterni, anche per tenere aperti i pronto soccorso”.