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03/08/2023 16:00:00

La società di oggi e il "disagio sociale"

 Disagio sociale. Dal punto di vista psicologico il termine si utilizza per descrivere il senso di inadeguatezza dell’individuo rispetto al sistema sociale in cui è inserito, che lo conduce a uno stato di sofferenza e all’assenza di benessere. Genera un sentimento di inferiorità, che a sua volta crea una condizione di insufficienza e di insicurezza. Lo è il conflitto inter e intrapersonale che provoca nel soggetto sempre sentimenti d'incapacità e tormento tali da inficiare pesantemente la relazione con l'ambiente circostante. Si scopre che ci rientrano la frustrazione da anomia, la solitudine, la timidezza, ma questa è un'altra storia.

Sono di questi giorni le proteste per l'abolizione del Reddito di Cittadinanza, strumento mai amato dallo scrivente che avrebbe utilizzato diversamente le risorse ad esempio per la contribuzione previdenziale o sussidio ai soggetti che si trasferivano in altre città, che comunque con le sue distorsioni ha protetto categorie più fragili e adesso si ritrovano senza un aiuto, fermo restando che l'assistenzialismo non può diventare strutturale. Sulla misura si è assistito ad una contrapposizione ideologica.

Altro mezzo anche se paradossalmente si rivolge ai lavoratori è il salario minimo. Nonostante i Contratti Collettivi Nazionali, i servizi di pulizie sono retribuiti 5€ l'ora, gli addetti alla grande distribuzione 8€ l'ora, i lavapiatti, guardia non armata, operatori di call center, stagisti, tutti inferiori ai 9€ lordi l'ora. Le cronache narrano di articoli pagati 3€.

Sono i cosiddetti: working poor. La perdita del lavoro, la disoccupazione, l’aumento della povertà, il restringersi dello stato sociale, sono tutte cause del suo allargamento. E poi la mancata integrazione degli stranieri, in un mondo attraversato da imponenti flussi migratori causati dalle guerre, dalla fame, dai cambiamenti climatici, dai trasferimenti di popolazioni ai quali nessun muro potrà fare da argine. Il 'mantra' è una sinergia d'intenti tra famiglia, scuola e classe politica per ridurre il 'disagio sociale'.

Vittorio Alfieri