C’è anche il centro diurno che doveva nascere in un bene confiscato alla mafia a Castelvetrano, tra quelli che non verranno più finanziati con i fondi del Pnrr.
Il Governo Meloni ha infatti tagliato 300 milioni di euro del Pnrr destinati al recupero di beni confiscati alle mafie. In giro per l’Italia erano stati approvati progetti per strutture per disabili, centri antiviolenza, luoghi di cultura, che dovevano nascere in quegli immobili tolti alle cosche.
Si parla di “definanziamento”. E nel documento preparato dal governo viene scritto, accanto ai progetti precedentemente approvati, che non è specificato “quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento”. Perchè questi tagli? Per il rischio “rallentamento o incertezze attuative”. Niente Pnrr, quindi, per 64 progetti, per un totale di 83 milioni di euro, soltanto in Sicilia.
Tra questi, addio al milione e 200 mila euro destinato al recupero di uno dei beni confiscati al socio di Messina Denaro.
A Castelvetrano, città del boss Matteo Messina Denaro, in carcere dal 16 gennaio dopo un trentennio di latitanza, nel corso degli anni sono stati confiscati beni per svariati milioni di euro a suoi parenti, fiancheggiatori, soci in affari. La più grande confisca riguarda i beni di Giuseppe Grigoli, l’ex re dei supermercati, braccio economico di Messina Denaro, condannato per mafia. Gli sono stati tolti beni per 700 milioni di euro in tutta la Sicilia occidentale. In una di queste strutture doveva nascere il centro polivalente “Il Millepiedi”. Grazie a 1,2 milioni di euro del Pnrr si sarebbe realizzato, nel bene confiscato alla mafia, un centro per ragazzi disabili con percorsi di arteterapia, musicoterapia, pet therapy. Sarebbe diventato anche un luogo di aggregazione culturale per tutti i giovani di Castelvetrano. E quindi progetti di laboratori teatrali, musicali, e attività culturali. A gestire tutto la cooperativa sociale “Talenti”. Ma la scure del Governo Meloni ha spezzato il sogno. La cooperativa, tra l’altro, certa del finanziamento, aveva già effettuato degli interventi spendendo 10 mila euro per la pulizia e la risistemazione del bene. Infatti, come spesso accade ai beni confiscati, anche la struttura in cui si doveva realizzare il centro era stato vandalizzato.
Il taglio del finanziamento colpisce una città che da anni cerca di risollevarsi, che dopo l’arresto di Messina Denaro vuole voltare pagina, creando qualcosa di sano e di utile alla società, proprio in quei luoghi in cui la mafia faceva affari. I fondi sarebbero rimasti sul territorio, permettendo nuovi investimenti, occasioni di lavoro per le imprese locali, e l’assunzione di personale. Adesso, invece, si è fermato tutto. Ed è il peggior segnale che possa dare lo Stato nella lotta alla mafia.