Sono 37 miliardi di euro i tagli in dieci anni che si sono consumati in Sanità, la situazione non dovrebbe migliorare, dalla manovra sono scomparsi i 4 miliardi che il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva chiesto al Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
L’inflazione poi si è mangiata pure i 15 miliardi del fondo nazionale, i reparti sono al collasso, i medici pochi, i posti letto a reparto sono utilizzati solo al 30%. Tutto questo si riversa sul cittadino, così come a Palermo alla vigilia di Ferragosto, perché capita di cadere anche il 14 mattina, un signore si rompe il femore, niente posto al reparto, niente posto letto in altri nosocomi, dunque rimane fermo in barella, con appena una coperta termica, per ben 55 ore. Poi viene ricoverato ed operato.
Ma questa è una storia uguale a tante altre, fatte di attesa, di dolori, di infiniti disagi, perché al Pronto Soccorso non ci si va mica per comprare le noccioline, nemmeno per trascorrere il tempo.
Va sempre peggio a Marsala, al "Paolo Borsellino", a dirlo non sono voci di corridoio, sono le testimonianze di chi è ricoverato e comunque trova la forza di fare sentire la sua voce, con un messaggio e una mail. In questo sono molto più coraggiosi dei medici che si lamentano dietro le quinte, che non vogliono mai rilasciare dichiarazioni, che però pretendono di essere ascoltati e di portare alla luce ciò che loro vivono quotidianamente, loro no, gli altri si.
Così scrive un signore: “Mentre tutti in piazza della Repubblica si godono i concerti all'aria aperta e ballano ridono e scherzano, cosa assolutamente bella, c'è chi come me all'ospedale "Paolo Borsellino" di Marsala - reparto medicina -, giovani, di mezza età, anziani, medici infermieri e tanti altri stiamo morendo oltre che dei dolori, ognuno per la propria patologia, per il caldo
africano perché l'aria condizionata è rotta, (ne abbiamo parlato qui) e qua si sta letteralmente morendo, che qualcuno intervenga!”.
Il problema viene sollevato da mesi oramai, pare che gli interventi siano minimi e che poi tutto si ripresenti. Tanto a soffrire sono gli altri. La sanità siciliana è a pezzi, lo conferma pure il rapporto CREA, Centro per la ricerca economica applicata in sanità. La Sicilia viene bocciata unitamente ad altre regioni del Sud, quali la Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Sardegna, con una spesa superiore alla media nazionale ma con i siciliani che decidono di farsi curare altrove. A brandelli la sanità pubblica.