La Procura di Palermo aggrava l'imputazione per l'operaio del comune di Campobello di Mazara, Andrea Bonafede, arrestato con l'accusa di essere uno dei fidati complici del boss di Castelvetrano catturato lo scorso 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza.
Per l'accusa è un "uomo d'onore, non un semplice favoreggiatore".
Nel giorno in cui doveva esserci la sentenza davanti al Gup del Tribunale di Palermo Rosario Di Gioia, la Procura ha modificato, e in maniera pesante, il capo di imputazione. Al favoreggiamento aggravato e alla procurata inosservanza di pena, si aggiunge il reato di associazione mafiosa che, in caso di condanna, renderebbe molto più dura la pena.
Il processo è stato aggiornato per le conclusioni al 12 settembre.
La Procura ha depositato nuovi atti da cui emergerebbe il ruolo di Bonafede che non si sarebbe limitato a ritirare le ricette dal medico Alfonso Tumbarello ma viene indicato come un punto di riferimento in altre attività dell’ex latitante. Bonafede aveva detto di non conoscere Matteo Messina Denaro. E il video che li immortala l’uno a poca distanza dall’altro? Pura casualità – disse nel corso dell’interrogatorio – non si sarebbero parlati, né rivolti un saluto da lontano. Aveva soltanto ritirato le ricette dal medico Tumbarello, ma era convinto che fossero per il cugino omonimo.