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13/09/2023 12:29:00

Messina Denaro in fin di vita, al via il processo a Marsala 

 Assente “rinunciante” l’unico imputato, Matteo Messina Denaro, è iniziato davanti il Tribunale di Marsala (presidente del collegio: Alessandra Camassa, giudici a latere Francesco Poalo Pizzo e Massimiliano Alagna), il processo che vede alla sbarra il boss castelvetranese.

Il processo vede riunite due indagini della Dda di Palermo: “Annozero” sulle “famiglie” del Belicino e “Xydi” su quelle dell’Agrigentino. Operazioni che vedevano il boss tra i principali indagati, ma la cui posizione era stata stralciata in fase di udienza preliminare quando era latitante. Neppure stavolta, però, Messina Denaro è stato presente. In tal caso, ovviamente, viste le sue condizioni di salute, in videoconferenza.

La presidente Camassa ha, infatti, comunicato che al Tribunale è pervenuta una “rinuncia a comparire” in udienza firmata dall’imputato, anche se sulle sue condizioni di salute non è arrivata alcuna comunicazione. “Non sappiamo neppure se ha la febbre – ha detto la presidente del collegio giudicante – Non abbiamo altro oltre alla rinuncia, se non notizie
giornalistiche”. Il difensore d’ufficio di Messina Denaro, l’avvocato Luca Bonanno del foro di Palermo (studio Fragalà), ha quindi chiesto un rinvio per accertarsi personalmente delle “reali condizioni di salute” del suo cliente. “Soprattutto sul piano psicologico - ha detto il legale – e se è in grado di partecipare al processo”.

L’udienza è stata, quindi, aggiornata al 18 ottobre. All’ex latitante si contesta di avere impartito direttive, attraverso rapporti epistolari, costituendo il punto di riferimento mafioso decisionale in relazione alle attività e agli affari illeciti più importanti, gestiti da Cosa Nostra, in provincia di Trapani e in altre zone della Sicilia. A sostenere l’accusa è il pm della Dda Gianluca De Leo. Numerose le parti civili ammesse dal gup di Palermo al momento del rinvio a giudizio. Tra queste, anche la Cgil Camera del Lavoro di Trapani, rappresentata dall’avvocato Salvatore Rizzo, l’Antiracket di Trapani (avvocato Giuseppe Novara), Pasquale Calamia (avv.
Marco Campagna), l’associazione “Antonino Caponnetto” (avv. Mariella Martinciglio in sostituzione dell’avvocato Alfredo Galasso), l’associazione “Giovanni Falcone”, Codici Sicilia (avv. Giovanni Crimi), l’Antiracket Alcamese, Sos Sicilia, i Comuni di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Canicattì. Intanto, è in fase d’appello, a Palermo, il processo “Annozero” per gli imputati che avevano chiesto il rito ordinario e che il 15 febbraio 2022 vide il Tribunale di Marsala infliggere tredici condanne per complessivi 166 anni di carcere. Esattamente quanti ne avevano invocati i pm della Dda di Palermo.

Tra i legali degli imputati, gli avvocati Vito Cimiotta, Fabio Tricoli, Giuseppe Oddo, Massimiliano Miceli, Luisa Calamia e Lillo Fiorello. L’operazione antimafia “Annozero” scattò all’alba del 19 aprile 2018. L’indagine, condotta dai carabinieri, ha visto coinvolti presunti mafiosi, tra i quali anche due cognati del superlatitante Matteo Messina Denaro (Gaspare Como e Rosario Allegra, quest’ultimo deceduto il 13 giugno 2019, a 65 anni, a seguito di un aneurisma cerebrale, nell’ospedale di Terni) e fiancheggiatori di Cosa Nostra nel Belicino. In primo grado, le pene più severe (25 anni di carcere ciascuno) sono state sentenziate per Gaspare Como, al quale si contesta un ruolo di vertice nella “famiglia” di Castelvetrano, e per Dario Messina, ritenuto dagli inquirenti il nuovo reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo (mandamento che comprende anche la più grande città della provincia di Trapani: Marsala).

Queste le altre pene inflitte lo scorso anno: 21 anni per Vittorio Signorello, anche lui di Castelvetrano, 18 anni per Bruno Giacalone, di Mazara del Vallo, 17 anni ciascuno per Vito Bono, di Campobello di Mazara, e per il mazarese Giovanni Mattarella, genero del defunto boss Vito Gondola, detto “Coffa”, 16 anni per il castelvetranese Carlo Cattaneo. Quest’ultimo, operante del settore delle sale giochi e scommesse on line, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Infine, 7 anni di carcere per il campobellese Giuseppe Accardo, 4 anni e 4 mila euro di multa per l’ex consigliere comunale di Castelvetrano Calogero “Lillo” Giambalvo, e 4 anni ciascuno per Carlo Lanzetta, Nicola Scaminaci, Giuseppe Tommaso Crispino e Maria Letizia Asaro.

Tra le parti civili, anche i comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, ai quali è stato accordato un risarcimento danni di 10 mila euro ciascuno. Cinquemila euro di risarcimento per Pasquale Calamia, ex consigliere comunale del Pd a Castelvetrano, che tra il 2008 e il 2013 subì alcune intimidazioni. Comminate anche pene accessorie e disposte confische di beni, quote societarie e conti correnti, nonché distruzione di armi sequestrate. Tra le accuse a vario titolo contestate agli imputati, oltre all’associazione mafiosa, anche l’estorsione, i danneggiamenti (incendi), il trasferimento fraudolento di valori e il favoreggiamento. Nell’indagine, è emerso l’interesse della mafia nel settore delle scommesse on line. E nell’ambito dello stesso procedimento, lo scorso 21 dicembre, il Tribunale di Marsala ha inflitto 16 anni di carcere a Marco Buffa. A sostenere l’accusa sono stati i pm della Dda di Palermo Francesca Dessì e Gianluca De Leo.