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27/09/2023 06:00:00

Messina Denaro, la salma è arrivata al cimitero di Castelvetrano. Il video

09,00 - E' tutto terminato.  La salma dell'ex super latitante Matteo Messina Denaro è stata tumulata al cimitero di Castelvetrano, dove era arrivata dall'Aquila, scortata dalla Polizia. Non è stata prevista alcuna cerimonia religiosa ma solo la sepoltura alla presenza dei familiari, tra cui La sorella, il fratello, la nipote Lorenza Guttadauro, che è stata anche suo legale, e la figlia Lorenza Alagna che ha chiesto di recente di poter avere il cognome del padre.

 08,20 - Fine del viaggio. La salma di Matteo Messina Denaro alle 08 e 15 di oggi, 27 Settembre, è giunta al cimitero di Castelvetrano.

L'auto del servizio funebre è entra direttamente dentro il cimitero, attraversando un piccolo cordone di poliziotti ed una folla di giornalisti ed operatori.

Al seguito del feretro un pugno di familiari, davvero più intimi, dietro, in un'altra auto, probabilmente, la madre.

 

Per Messina Denaro, al'ingresso del cimitero di Castelvetrano, solo un mazzetto di fiori gialli, tenuti dal fratello maggiore, Salvatore.

 08,10 -  Sono arrivati i familiari di Matteo Messina Denaro al cimitero di Castelvetrano, dove, tra poco, ci sarà una veloce cerimonia di tumulazione della salma del boss defunto, che non ha voluto funerali religiosi, e per il quale il Questore ha vietato ogni cerimonia funebre pubblica.

 Le prime ad arrivare sono state le sorelle Bice e Giovanna (nella foto l'arrivo della sorella Bice con la figlia).

Ieri pomeriggio sul corpo di Messina Denaro era stata effettuata l'autopsia, disposta in accordo dalla procura di Palermo e da quella de l'Aquila. L'esame, eseguito dal medico legale di Chieti Cristian D'Ovidio, che ha confermato il decesso per cause naturali, si è concluso nel pomeriggio. Poco dopo sono arrivati il nulla osta alla sepoltura e il dissequestro della salma e la bara è stata caricata su un carro funebre venuto da Castelvetrano, che ora lo sta riportando in città. 

8:00 - È atteso a minuti l'arrivo del feretro di Matteo Messina Denaro al cimitero di Castelvetrano. Ad attendere tra i suoi familiari la sorelle Bice, con la figlia, e Giovanna. 

06:00- La salma di Matteo Messina Denaro è attesa a breve al cimitero di Castelvetrano per la tumulazione nella cappella di famiglia. Il questore di Trapani Salvatore La Rosa ha vietato, come di consueto in questi casi i funerali pubblici. Il boss è morto il 25 settembre all’ospedale de L’Aquila. Nel tardo pomeriggio di ieri, subito dopo la fine dell’autopsia, il feretro è partito dal capoluogo abruzzese scortato del Gom. 

Di Messina Denaro parla il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Giurdanella che dice: "La Chiesa sta dalla parte delle vittime e della giustizia" -  Conosciamo bene le dichiarazioni di Matteo Messina Denaro che ha definito la Chiesa piena di corrotti. Sono dichiarazioni che si commentano da sé». «In questo momento noi come Chiesa stiamo dalle parti delle vittime – ha detto Giurdanella – stiamo dalla parte della giustizia, perché le persone che hanno subìto ogni forma di violenza atroce, fatta di morte, possono sentirsi accompagnati da processi urgenti che la società civile, forze dell’ordine, magistratura ma anche la comunità scolastica ed ecclesiastica deve avviare, per liberare questo territorio dalla cultura della sopraffazione, della prepotenza, della logica del più forte». «Dobbiamo iniziare dalle famiglie, dalla scuola per scrollarci di dosso questo peso che ci portiamo da parecchi anni. In questi mesi successivi all’arresto di Matteo Messina Denaro ho raccolto, tra i giovani e le forze sane del nostro territorio, un urlo di speranza per poterci liberare da questa piovra (la criminalità mafiosa) che ci tiene sospesi e che non ci permette di vivere», così conclude monsignor Giurdanella. 

 E torna a parlare di Messina Denaro, Calogero Germanà l'ex commissario che rimase vittima di un agguato mafioso nel cui commando vi era Matteo Messina Denaro - "Di fronte ai morti non si può che avere pietà ma guardando al vissuto di Matteo Messina Denaro il giudizio è certamente negativo. Lui ha trascorso una vita eliminando gli altri, ma per raggiungere, alla fine, quali obiettivi?". Dice Germanà, ex commissario di polizia a Mazara del Vallo, oggi in pensione dopo aver guidato la questura di Piacenza. Proprio Messina Denaro era nel commando che il 14 settembre 1992 sparò contro Germanà sul lungomare Fata Morgana a Mazara del Vallo. L'allora commissario scese dalla Fiat Panda e si tuffò in acqua, riuscendosi a salvare dai colpi sparati da un kalashnikov e un fucile caricato a pallettoni. "Messina Denaro sa bene che segreti si porta nella tomba; se io mi fossi trovato faccia a faccia con lui dal vivo, non gli avrei detto nulla, quello che avrebbe dovuto parlare era lui e, sono certo, che sarebbe stato liberatorio farlo", ha aggiunto Germanà. E rispondendo alle domande del Fatto Quotidiano, Germanà racconta alcuni aneddoti di quando era commissario a Mazara e convocava Matteo Messina Denaro per alcune piste investigative. "Certo, lo chiamavo spesso nel mio ufficio e lo obbligavo a rispondere alle mie domande e lui non gradiva - afferma Germanà -. Lo convocai anche per un omicidio che secondo la nostra ipotesi investigativa era stato fatto dal gruppo di Campobello di Mazara. Ne parlai anche con il procuratore Borsellino. Noi facemmo a Matteo Messina Denaro l’esame dello ‘stub’ per vedere se aveva sparato lui. Fu negativo ma la pista investigativa non era sbagliata perché il gruppo di fuoco poi si è verificato fosse di Campobello di Mazara". Così descrive la sua personalità al Fatto: "Era sicuro del fatto suo, era uno fermo, sapeva il fatto suo. Io però ho chiamato più volte non solo lui. Pure il padre Francesco, che allora era il capo mandamento. Tutti parlano di Matteo ma prima c’era Francesco, un personaggio di peso all’antica.

Anche dopo la morte continua la caccia ai segreti e ai complici di Messina Denaro - La cattura del boss castelvetranese il 16 gennaio scorso, mentre si trovava nei pressi della clinica La Maddalena di Palermo, è stata preceduta dalla caccia ai segreti e ai complici del boss. Sono quasi mille pizzini trovati dagli inquirenti nel suo covo di Campobello di Mazara. Nei mesi successivi all'arresto, oltre all'autista Giovanni Luppino, sono finite in carcere, la sorella Rosalia, Andrea Bonafede, il geometra che gli ha prestato l'identità, il medico massone Tumbarello che lo curava, colui che prendeva le ricette dal medico, l'altro Andrea Bonafede, dipendente del Comune di Campobello, Laura Bonafede, figlia dell'ex boss di Campobello Leonardo Bonafede, Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri ( i vivandieri del boss). 

Una Talpa insospettabile - Le indagini anche dopo la morte del boss, non si fermano, ci sarebbero altri medici complici, imprenditori e professionisti collusi e ci sarebbe anche una talpa, insospettabile, che avrebbe rivelato a Messina Denaro le mosse degli inquirenti negli ultimi mesi della sua latitanza. Qualcuno, infatti, lo avrebbe avvertito della presenza delle telecamere lungo una strada di campagna dove avrebbe dovuto incontrare sua sorella. 

La storia della rete di protezione del boss - Già nel 1996, i carabinieri di Trapani trovarono pizzini nelle tasche di un insospettabile "postino" che trasportava lettere dei familiari dirette a Matteo Messina Denaro e a suo padre Francesco, entrambi latitanti. Ventisette anni dopo, i nomi "Parmigiano" e "W" sono riapparsi nei pizzini custoditi nel covo di Campobello di Mazara di Messina Denaro. Il padrino stava cercando di ottenere 40mila euro da "Parmigiano", probabilmente un imprenditore, che doveva essere contattato da Rosalia Messina Denaro. I soldi avrebbero dovuto passare attraverso "Fragolina", un altro nome misterioso, molto vicino a Rosalia, o "Fragolone". Tutto ciò conferma l'esistenza di una intricata "catena di protezione" che lo ha protetto e circondato.