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29/09/2023 00:00:00

Maltempo, coste devastate in Sicilia. E' la Regione più a rischio d'Italia

 n Sicilia la pioggia devasta le coste, vulnerabili ed esposte molto più che nel resto d’Italia. Dal 2010 fino allo scorso giugno, l’Isola è la prima regione per eventi climatici distruttivi. Un quinto dei casi nazionali, 154 su 712, si è verificato sulle coste siciliane. A seguire la Puglia, con 96 eventi, la Calabria con 77 e la Campania con 73. Sono i dati del Rapporto Spiagge 2023 di Legambiente. Il 40 per cento dei Comuni costieri siciliani, 48 su 121, ha subito impatti: allagamenti, danni da trombe d’aria e raffiche di vento, danni alle infrastrutture, esondazioni fluviali, mareggiate e frane. Nella classifica dei cinque comuni d’Italia più colpiti, due sono siciliani. Agrigento, che è la seconda più colpita d’Italia dopo Bari. Palermo, che si colloca tra Genova e Napoli. Lo scenario è allarmante e in qualche caso drammatico. Sono state 55 infatti le vittime siciliane di eventi meteo catastrofici, delle 331 registrate in tutta Italia.


Tra gli eventi più catastrofici, si ricorda la pioggia torrenziale di Sciacca del 23 gennaio 2017, che causò allagamenti, frane e interruzioni stradali e fece straripare i torrenti Foggia, San Marco e Cansalamone, causando frane e interruzioni stradali. Una vittima. Il 16 luglio 2020 la pioggia eccezionale provocò l’allagamento dei viali a Palermo: oltre 200 auto distrutte e due sottopassi ridotti ad una distesa di fango. Dieci bambini furono ricoverati per un inizio di ipotermia. Il 26 ottobre 2021 situazione critica a Catania, travolta da una vera e propria alluvione generata dal Medicane Apollo. Chiuse scuole, negozi ed uffici per tre giorni. Ospedali, abitazioni e negozi allagati, auto sommerse. Poco prima, il 10 settembre 2021, una tromba d’aria aveva provocato due vittime a Pantelleria: viaggiavano a bordo delle loro auto quando vennero investite dalla forza del vento e scaraventate fuori dall’abitacolo.


Tanta vulnerabilità delle coste ha le sue cause. Come gli interventi dell’uomo sul territorio. La Sicilia è la seconda regione d’Italia per “costa modificata“. L’Istituto superiore per la Protezione ambientale (Ispra) per costa modificata intende la presenza di “infrastrutture, aree insediative, agricole o produttive, in massima parte elementi inseriti generalmente senza particolari accorgimenti in un ambiente fortemente dinamico come quello costiero, che anzi spesso ne hanno modificato l’assetto“. In Sicilia sono 303 i chilometri di costa che hanno subito delle modifiche, su 1.089 chilometri totali di costa naturale bassa. Quasi il 28 per cento. Dei 303, 139 chilometri si trovano in erosione. Solo la Liguria supera l’Isola, ma per Legambiente ci sono motivi specifici legati alla “conformazione del territorio e ai confini amministrativi”. Di tutto il suolo consumato nel territorio siciliano, metà si trova sulle coste: supera il 56 per cento del totale ed è il più elevato in Italia. Il 44,3 per cento di tutte le coste con divieto di balneazione per inquinamento in Italia si trova in Sicilia. Tra le aree a rischio inondazione, Pantano Longarini e Granelli, nel Siracusano, per un totale di 11,6 km lineari di costa e 15,1 kmq di aree a rischio. Ma altre aree sono ancora da mappare, come Marsala, Trapani e Noto. Quattro i porti a rischio inondazione: Augusta, Catania, Messina e Palermo.

Legambiente sottolinea come le amministrazioni siciliane, “pur disponendo di studi che risalgono alle cause del fenomeno ed indicano le soluzioni per fronteggiarlo, continuano ad agire finanziando progetti che non sono orientati a rimuovere le cause del dissesto ma a reiterare interventi di ‘difesa rigida“. Lungo la costa tirrenica, nel maggio 2018 è stato stipulato un Contratto di Costa tra Regione, commissario straordinario di Governo contro il dissesto idrogeologico (che corrisponde al presidente della Regione), e 14 Comuni costieri del Messinese. “La premessa-promessa era una pianificazione degli interventi prescindendo dai confini dei singoli Comuni e puntando sulla rimozione delle cause dell’erosione – ricorda Legambiente – ma la svolta non si è realizzata ed i soli lavori finanziati sono primi interventi urgenti“. Gli ambientalisti evidenziano in particolare le anomalie dei progetti di difesa di Acquedolci, Sant’Agata di Militello, Torrenova e Capo d’Orlando, paese sorto su una pianura alluvionale e gravato da un’erosione estrema. Qui saranno spesi 27 milioni di euro per creare 25 scogliere su oltre tre chilometri di costa.

 

Fonte: Focusicilia