Il sit-in di Castelvetrano contro la mafia è stato un flop. Almeno dal punto di vista della partecipazione numerica. L’appello dell’avvocato John Li Causi di incontrarsi alla villa Falcone Borsellino, dopo l’indignazione a causa dei tanti messaggi di cordoglio sui social in seguito alla morte di Matteo Messina Denaro, non ha avuto un grosso seguito.
L’invito rivolto alle due comunità di Castelvetrano e Campobello di Mazara ha prodotto la presenza di un’ottantina di persone, comprese le forze dell’ordine e alcuni politici locali. Tra gli altri, oltre ai sindaci dei due comuni, Enzo Alfano e Giuseppe Castiglione, erano presenti assessori, rappresentanti del Rotary e i presidenti dei due consigli comunali, Patrick Cirrincione e Piero Di Stefano.
“Coloro che hanno fatto le condoglianze ai Messina Denaro sui social o chi si è dichiarato a lutto in qualche intervista, sono figli di una subcultura che non mi tange. Non li considero nemmeno – ha detto al microfono l’avvocato Li Causi – Mi hanno fatto più male gli articoli giornalistici che hanno fatto da cassa di risonanza all’opinione di quattro stolti, lasciando intendere che quello fosse il pensiero di un’intera comunità”.
Posizione abbastanza condivisa dal pubblico presente, anche attraverso l’intervento di Antonio Colaci, addetto stampa e componente del direttivo della Nuova Dc di Totò Cuffaro, che dal pubblico ha suggerito al sindaco Alfano di inviare una segnalazione all’ordine dei giornalisti.
L’avvocato Li Causi ha toccato diversi argomenti, tra i quali la gestione fallimentare dei beni confiscati alla mafia da parte dello Stato: “Chi controlla l’operato degli amministratori giudiziari? Lo Stato non può permettersi di indurre i cittadini a pensare che con la mafia si lavorava e con lo Stato no”.
Ma nello stesso tempo ha fatto una proposta, “che potrebbe essere adottata coinvolgendo i ragazzi delle scuole: la settimana della legalità. Un periodo consapevole di approfondimento, con la partecipazione di coloro che sono andati avanti a ricordare chi è morto per combattere la mafia, attraverso la diffusione del loro pensiero”.
Tanti gli interventi dei politici castelvetranesi, quasi tutti attenti a precisare come l’antimafia non può avere colore politico, da Fratelli d’Italia al Partito Democratico, da Forza Italia alla Nuova Dc di Cuffaro.
Mentre i sindaci hanno concordato sul fatto che ora ci si deve rialzare. Alfano ha detto che adesso bisogna cambiare pagina e Castiglione ha fatto appello allo Stato, affinché “Ci aiuti con leggi speciali o con interventi politico-sociali”. Anche se “nel territorio ci siamo noi – ha detto Claudio Sesto, uno dei pochissimi cittadini intervenuti - E quello che possiamo dare, a costo zero, è il nostro tempo, le nostre competenze. Condividere ciò che sappiamo, in modo che possiamo crescere e diventare delle persone migliori”.
L’intervento più diretto è stato quello di Giuseppe Cimarosa, che ha evidenziato la mancata partecipazione al sit-in. “Siamo i soliti quattro gatti, l’incontro di oggi non va bene, testimonia che siamo troppo pochi. Io ero convinto – ha affermato Cimarosa - che quelli che sostenevano la mafia e i Messina Denaro fossero tanti. Negli ultimi giorni però mi sono reso conto che avevo torto: non è vero che sono tanti, sono tantissimi. Bisogna essere obiettivi e ammettere la realtà. Non sto dicendo che Castelvetrano è tutta mafiosa, ma che quelli che stanno dalla loro parte sono troppi. E’ loro che bisogna combattere. Messina Denaro è morto, ora rimane la sua eredità, cioè quella mafiosità insita in tanti giovani e meno giovani, in tante famiglie conniventi o no. Dobbiamo ammettere che questa gente esiste e sono troppi. Noi siamo pochi e questi sono troppi. Come facciamo per diventare di più noi e meno loro?”
Sulle responsabilità del giornalisti ha invece detto che “è inutile che attaccate i giornalisti, dicendo che mettono in cattiva luce la comunità. In realtà ci hanno aiutato soltanto a capire chi siamo. Se intervistano le persone sbagliate e quelle giuste siete sempre gli stessi, non è colpa dei giornalisti. A fare le condoglianze ai Messina Denaro erano ragazzi di diciotto anni, non si può nemmeno dire che sia un problema generazionale. E’ inutile lamentarsi dei giornalisti che li intervistano, perché intervistano anche me. Ed io parlo per voi, non per me. Ma oggi qui, sono entrato da quell’ingresso, ho attraversato la villa e nessuno di voi mi ha dato la mano o soltanto mi ha salutato con lo sguardo. Da anni denuncio questa solitudine e sono arrabbiato anche con voi, perché io rappresento voi quando parlo contro Messina Denaro. Io non parlo di legalità, parlo di Messina Denaro, sono loro i mafiosi di questo posto”.
Questo posto si avvia alla campagna elettorale per le elezioni amministrative e quelle europee. Ci saranno centinaia di candidati. Al momento è difficile dire se il tema della mafia e dei Messina Denaro possa far parte della loro agenda politica.
Chissà se ha ragione il sindaco Alfano, quando dice che c’è una massa di persone che ha detto di no alla mafia, ma che è silente e non partecipa alle manifestazioni. Potrebbe esserci anche un’altra massa fatta di persone che nei confronti della famiglia Messina Denaro ha ancora riverenza o timore. Si candideranno anche loro.
Egidio Morici