Accusati di violenza sessuale di gruppo e produzione di materiale pedopornografico, i due imputati affronteranno un processo che cercherà di fare luce sulla tragica vicenda della giovane vittima.
Il giudice per l'udienza preliminare di Palermo, Marco Gaeta, ha deciso il rinvio a giudizio dei due ragazzi imputati di violenza sessuale di gruppo e produzione di materiale pedopornografico. I fatti risalgono a due anni prima del tragico suicidio della ragazzina, che all'epoca aveva solo 17 anni. Il corpo della giovane fu trovato alla Rupe Atenea di Agrigento dopo un angosciante post su Facebook.
L'inchiesta della squadra mobile ha portato alla luce video che mostrano la vittima coinvolta in atti sessuali con quattro ragazzi, due dei quali erano minorenni all'epoca. Il processo, guidato dai pm della procura di Palermo Luisa Bettiol e Giulia Amodeo, sostiene che i quattro giovani avrebbero abusato delle condizioni fisiche e psicologiche vulnerabili della ragazza, che era sotto l'influenza di alcol e che aveva chiaramente espresso il suo rifiuto. Nonostante le sue dichiarazioni di dissenso, la giovane sarebbe stata costretta a subire gli abusi mentre veniva filmata con un telefono cellulare.
I genitori della vittima, assistiti dall'avvocato Santina Nora Campo, si sono costituiti parte civile e hanno sostenuto la richiesta della procura di rinvio a giudizio. Gli avvocati degli imputati, Daniela Posante e Antonio Provenzani, avevano invece chiesto al giudice di emettere una sentenza di non luogo a procedere.
Il processo è previsto iniziare il 4 dicembre davanti alla Prima sezione penale. La vicenda solleva gravi questioni sulla tutela dei minori e sulle dinamiche di violenza sessuale di gruppo, e mette in evidenza l'importanza di indagini accurate e processi giusti in casi così delicati.