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15/10/2023 06:00:00

Salemi, il "Cimitero dei colerosi" oltraggiato da una discarica

 Ma che mondo e’ quello in cui non si rispettano più i defunti?
Non si tratta di vagheggiare un'età dell'oro, peraltro mai esistita, ma crediamo di non sbagliare se diciamo che il rispetto per i morti risale alla notte dei tempi, fin dal neolitico, fin da quando l’uomo, venendo meno l’esigenza di migrare, costruì i primi villaggi e le prime necropoli.


Rispetto che invece sembra non essere piu’ osservato da taluni che osano utilizzare l’area antistante un cimitero come una discarica a cielo aperto.
E le foto che mostriamo sono piu’ che eloquenti.
E dire che all’ingresso della stradina sterrata che conduce al luogo di cui stiamo parlando c’e’ tanto di cartello stradale del tipo “turistico” con la scritta “Cimitero dei colerosi”.

E dire che la sacralità del sito e’ suggellata dalla presenza di un imponente Crocifisso che dalla collinetta si staglia verso l’azzurro del cielo.
Nessuno potrebbe giustificarsi dicendo di non avere visto o di non avere capito quale zona stesse oltraggiando.

Alcuni interrogativi sorgono spontanei: da cosa può essere generata tanta empietà?. Mancanza di sensibilità? Gretta ignoranza?
Può il comportamento di una estrema minoranza di inqualificabili individui gettare l’ombra infamante su un intero popolo?

Cosa spinge a disprezzare la memoria dei morti, ignorando la loro eredità, le loro opere e le loro storie?

Riflettono questi comportamenti una società disfunzionale, il campanello di allarme di una mancanza di valori umani fondamentali come il rispetto per la dignità umana e la compassione? O si tratta solo di comportamenti individuali?

 

Il rispetto per i defunti non e’ stata da sempre una componente importante della civiltà e della moralità di una comunità?
L’episodio inquietante sta accadendo da alcuni mesi nei confronti della memoria di 600 antenati morti per colera nel 1837.

Tutto l’opposto di quanto aveva provveduto a realizzare il noto ortopedico Vito Surdo, con la collaborazione di alcuni cittadini di buona volonta’ e con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, onorando la memoria di quei morti con l’istallazione di un cippo in pietra sormontato da una croce e con un simbolico albero di carrubo piantato a fianco.

Due anni fa circa veniva inaugurato con una cerimonia sobria ma altamente simbolica il “Cimitero dei colerosi”

In quell’occasione Surdo aveva fatto notare che la natura, prima dell’uomo, aveva compiuto un atto di pietà inimmaginabile: sul luogo infatti era cresciuto spontaneamente un prato di Asphodelus, fiori che gli antichi Greci, guarda caso, usavano piantare sulle tombe.

Ancora una volta la Natura ha dimostrato di avere un comportamento migliore di quello dell’uomo, o meglio, di certi uomini.
“Il popolo che non ha rispetto e memoria dei morti propri e altrui è senza futuro perché senza identità”, diceva il poeta Giovanni Raboni.
Ma vogliamo essere certi che in questo caso, non di un popolo si tratta, ma dell’operato di un balordo.
E le foto che mostriamo sono piu’ che eloquenti.

 

Franco Ciro Lo Re