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23/10/2023 06:00:00

Sicilia, la crisi del mondo del vino. Dopo le proteste, il nulla 

E’ stata una delle annate più difficili per il mondo del vino in Sicilia.

L’impennata dei costi di produzione è stato solo l’antipasto di una stagione disastrosa. La peronospora, le altissime temperature e gli incendi, hanno colpito duramente la viti. L’uva in molti casi è andata persa, e i produttori hanno registrato perdite importanti. Soprattutto in provincia di Trapani, il territorio in cui il vino è uno dei principali “motori” dell’economia.


In questi mesi i produttori hanno lanciato l’allarme, e i politici hanno fatto da eco, su una stagione devastante. Dopo le proteste (e le passerelle, come quella di Marsala), però c’è stato il nulla ed è calato il silenzio.

Stato di calamità - Qualche giorno fa, la giunta regionale ha deliberato la richiesta di declaratoria di stato di calamità per danni da peronospora per le province di Palermo, Catania, Trapani, Agrigento, Caltanissetta e Ragusa. Le più colpite.
La situazione climatica dello scorso maggio, caratterizzata da piogge abbondanti e persistenti, ha favorito la propagazione della malattia della peronospora della vite causata dal fungo patogeno "Plasmopara viticola". In quasi tutto il territorio regionale i danni sono stati rilevanti con percentuali che vanno dal 25% al 95% della produzione.
Il danno accertato da parte degli Ispettorati provinciali dell'agricoltura supera i 351 milioni di euro.
Ma la richiesta dello stato di calamità però ha alcune cose che non vanno. E il rischio è che solo pochi spiccioli arriveranno agli agricoltori.


I numeri - In quasi tutto il territorio regionale i danni sono stati rilevanti con percentuali che vanno dal 25% al 95% della produzione. In provincia di Trapani è stato stimato un danno di 80.820.000 milioni di euro.

 


 Di seguito invece i danni stimati dagli Ispettorati Agrari per singole province. 

 

Qualcosa non torna -L’associazione i Guardiani del Territorio, ha analizzato la proposta di stato di calamità avanzata da Schifani al governo centrale. Ma 351 milioni di euro potrebbero essere esagerati, e potrebbero avere il risultato di fare irrigidire il Ministero per la poca credibilità dei dati forniti dalla Regione Sicilia. 


Per l’associazione  “sarebbe stato più utile associare i danni, per come in effetti è accaduto, anche agli effetti degli eccessi termici di luglio 2023. Ciò consentirebbe di evitare qualche possibile contenzioso con Bruxelles”. Non va dimenticato che, in linea di principio, per l’UE le fitopatie non sono indennizzabili".
Ogni provincia è andata a ruota libera senza ricevere indicazioni precise da parte dell’Assessorato. Agrigento ha portato numeri fuori dalla realtà sia per l’uva da vino che per l’uva da tavola. Palermo ha lo stesso danno in valore di Trapani pur avendo un terzo della superficie vitata. “La percentuale di danno di Ragusa (80%) appare molto esagerata” scrive l’associazione nel dossier.

Cristina Ciminnisi -  «La più grave crisi che abbia mai attraversato il settore vitivinicolo siciliano, con centinaia di milioni di euro tra danni e perdite aziendali, non può essere affrontata dal Governo Regionale con una delibera che è poco più di una ratifica notarile che rischia di non produrre alcune effetto, se non lavare le coscienze di assessori e presidente».

Lo afferma la deputata trapanese Cristina Ciminnisi, prima firmataria di una mozione del M5S, in cui si chiede al Governo Regionale di revocare in autotutela e di riscrivere la delibera declaratoria di calamità naturale per i danni causati dalla peronospora (n. 375 28/09/2023), aggiungendovi anche i danni provocati dagli eccessi termini dell’estate appena trascorsa.

«Dichiarare lo stato di calamità per la peronospora nella speranza che arrivino le somme necessarie da Roma, senza tenere invece conto del susseguirsi di siccità, piogge intense, umidità e ondate di caldo anomalo e persistente, è implicitamente disconoscere – continua la deputata – e che i danni maggiori sono stati provocati proprio da queste anomalie e che le malattie fungine delle viti ne sono una conseguenza».

Alle avversità climatiche e alla peronospora si sono aggiunte ulteriori congiunture sfavorevoli al settore: aumenti di carburanti, concimi, antiparassitari ed energia elettrica.

La delibera di cui il M5S chiede la revoca e la riscrittura, inoltre, reca una quadro delle stime di danno per provincia, elaborate dagli ispettorati agrari provinciali, privo di un criterio univoco generale.

«Ogni ispettorato ha applicato criteri propri, con esiti paradossali – osserva Ciminnisi –. Ad esempio Palermo ha lo stesso danno in valore di Trapani pur avendo circa un quarto della superficie vitata. Ammesso che che il Governo Nazionale riconosca questi danni, secondo la Deliberazione n. 375, Agrigento rappresenta il 46% dei danni, Palermo e Trapani il 23% a testa, le altre province complessivamente l’8%. Trapani pur avendo una superficie vitata pari a quella di Agrigento e Palermo messe assieme riceverebbe solo un quarto delle somme. Nel calcolo dei danni, i dati statistici relativi alle produzioni per ettaro e al valore del prodotto non sono stati presi in considerazione».

«A fronte di tutto ciò e di una quantificazione complessiva pari a 351milioni di euro al momento il Governo Nazionale ha impegnato per i danni da peronospora solo 7 milioni di euro. Una goccia nel mare. Riscrivere la delibera – conclude Ciminnisi – restituirebbe almeno il quadro reale della situazione ed il dato economico dal quale partire per fare pressing sul Governo nazionale per l’accesso al fondo di solidarietà nazionale. Questo, forse, porterebbe qualche reale risultato in favore della nostra vitivinicoltura».

Venuti. "La crisi del comparto vitivinicolo siciliano va affrontata con serietà perché molteplici e variegate sono le cause. Il preoccupante silenzio calato sulla vicenda da alcuni giorni dimostra, infatti, che le passerelle mediatiche o le proteste sterili non servono: davanti a nodi complicati come il cambiamento climatico o l'aumento vertiginoso del costo delle materie prime non servono interventi sporadici ed estemporanei, bisogna mettere in campo risposte strutturali e che diano certezze agli agricoltori". Così il presidente di Ali-Autonomie locali italiane Sicilia, Domenico Venuti, che rilancia il tema della crisi del comparto vitivinicolo nell'Isola.
"Questa crisi non può essere trasformata in uno scontro politico - aggiunge Venuti -, in ballo c'è un settore portante come l'agricoltura che rappresenta una grossa fetta della nostra economia. Il cambiamento climatico e gli eventi atmosferici estremi, come le eccezionali ondate di maltempo, i picchi di temperature e l'aumento del costo delle materie prime, sono ormai realtà e il nostro sistema agricolo non può non tenerne conto. Davanti al disastro della vendemmia 2023 non possono bastare, quindi, le promesse vaghe del governo regionale che ha annunciato un 'intervento normativo' in Finanziaria e che ha chiesto lo stato di calamità per sei province. La politica abbia uno scatto in avanti, promuova dei tavoli con gli esperti e si impegni ad affrontare il problema organicamente. C'è bisogno di un tavolo serio, con risposte circostanziate e specifiche a un settore che dà lavoro a centinaia di famiglie in Sicilia". Il presidente di Ali Sicilia pensa a "un confronto che guardi, se necessario, anche a una riprogrammazione di tutto il sistema delle colture tenendo conto - conclude Venuti - dei cambiamenti e delle nuove condizioni poste dalla natura".