Non è un posto per giovani. Anzi, non è un posto per bambini, la Sicilia. Qui quasi la metà dei bambini e adolescenti è a rischio povertà ed esclusione.
Sono dati preoccupanti quelli che emergono dall’ultimo rapporto “Openpolis” in cui si ripercorrono le forti diseguaglianze nella vita dei minorenni.
Tutto ciò, ad esempio, per la carenza di contesti urbani a misura d’uomo, la formazione e il reddito. Nel report vengono prese in considerazione i dati delle città metropolitane. E Catania, Messina e Palermo (oltre Reggio Calabria) sono le uniche metropoli dove le famiglie a basso reddito superano il 50% del totale, mentre in Italia siamo al 30%.
La nota dolente, qui, è il capitolo delle scuole. In Sicilia scarseggiano spazi collettivi, come le mense. In Sicilia il servizio di refezione scolastica è ben al di sotto della media nazionale.
Sono meno che in altre regioni le classi che effettuano il tempo pieno garantendo almeno quaranta ore di formazione. A Palermo sono appena il 6,5%, a Catania il 9,5, contro una media italiana di quasi il 40%.
Scarseggiano in Sicilia gli spazi verdi dove possono andare i bambini e gli adolescenti per trascorrere del tempo all’aria aperta. A livello nazionale, ad esempio i bambini hanno a disposizione 19,5 metri quadrati di area verde. In Sicilia le percentuali sono microscopiche: a Messina 5,9, è la peggiore del Paese.
Diseguaglianze che si manifestano soprattutto all’interno delle città metropolitane, dove ci sono maggiori difficoltà abitative.
“Si tratta di situazioni che denunciamo da anni – commenta i dati Adriano Rizza, segretario generale della Flc Cgil Sicilia.– e che si aggraveranno ulteriormente con il dimensionamento scolastico e il progetto di autonomia differenziata, entrambi voluti dal governo nazionale con il consenso del governo regionale. Il primo prevede un’operazione di natura prettamente economica di soli 88 milioni, finalizzata a ridurre del 10% le autonomie scolastiche a livello nazionale, di cui oltre 100 in Sicilia nei prossimi tre anni, con la conseguente ed inevitabile riduzione di presidi istituzionali, soprattutto nelle aree interne, e riduzione del personale dirigente, docenti ed ATA. Il secondo, invece, non soltanto darà alle Regioni la possibilità di legiferare autonomamente su 23 materie, tra le quali l’istruzione, ma consentirà a quelle più ricche di trattenere maggiore gettito fiscale a discapito delle Regioni più povere del Mezzogiorno, aumentando in questo caso, contro ogni logica che si rispetti, quel divario sociale ed economico già esistente tra Nord e Sud”.
“Chiediamo con forza al governo nazionale e regionale – conclude – di rivedere queste scelte scellerate, di guardare la realtà della scuola soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno e contrastare, con i fatti e non soltanto con le promesse elettorali, tutte quelle criticità che stanno portando la nostra terra verso un fenomeno di spopolamento e di invecchiamento, che l’Istat ha ben rappresentato in diverse occasioni. La Sicilia ha bisogno di investire sull’edilizia scolastica, sulle mense, sul tempo pieno per dare ai nostri bambini e ragazzi quantomeno gli stessi diritti dei loro coetanei che abitano nelle altre regioni d’Italia. Solo in questo modo si possono contrastare due fenomeni, che stanno mettendo in ginocchio il sistema d’istruzione della Sicilia: povertà educativa e dispersione scolastica. In questo, infatti, siamo primi, non solo in Italia ma anche in Europa”.