Due ragazze e un adolescente picchiati e seviziati dalle organizzazioni dei trafficanti di uomini: sono i nuovi, terribili, filmati che arrivano a noi attraverso la rete di familiari e conoscenti di “Refugees in Libya".
Le donne vengono spogliate e colpite decine di volte sulla schiena con un pesante tubo di gomma. Non sappiamo cos’altro gli succederà. Il minorenne viene inquadrato dal telefono del torturatore prima di venire picchiato.
Implorano pietà e denaro per la propria libertà. Il ragazzino a un certo punto indica una presa elettrica, e spiega cosa gli hanno fatto e cos’altro stanno per fargli.
I filmati attraverso la rete di familiari e conoscenti sono arrivati a “Refugees in Libya”. Il 2 novembre sarebbero stati girati i video delle torture sulle donne, tre giorni prima quello del minorenne.
Refugees in Libya, la rete che tenta di supportare i rifugiati rimasti intrappolati nell’inferno libico, ha lanciato l’allarme per sei persone, due donne e quattro ragazzi, sequestrate e tenute prigioniere a Bani Walid, uno dei lager del Paese finito anche nei report Onu per le terribili torture che lì vengono inferte. E che i carcerieri filmano per costringere famiglie e amici rimasti fuori a pagare, pena indicibili torture e abusi, se non la morte di chi finisce nelle loro mani.
Quei filmati Refugees in Libya li ha diffusi, chiedendo al contempo alle autorità nazionali e internazionali – a partire da Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, e Unicef, presenti nel Paese – di intervenire. Ma al momento ogni appello è caduto nel vuoto, come le disperate richieste di aiuto filmate dai carcerieri. Per la libertà dei sei prigionieri pretendono 12mila dollari, altrimenti gli abusi continueranno.