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08/11/2023 10:00:00

Entra nel vivo il processo alla mafia di Marsala e Mazara

 Con l’audizione dei periti fonici Caiozzo e Fontana, incaricati di trascrivere le intercettazioni, e del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Tranchida è entrato nel vivo, al Tribunale di Marsala (presidente del collegio: Vito Marcello Saladino), il processo agli otto rinviati a giudizio dal gup di Palermo Ermelinda Marfia nell’indagine “Hesperia”, l’operazione antimafia che il 6 settembre 2022 ha dato un altro colpo alle cellule di Cosa Nostra a Marsala, Mazara e Campobello di Mazara.

Imputati sono i marsalesi Filippo Aiello, di 76 anni, Lorenzo Catarinicchia, di 41, Vito De Vita, di 45, Stefano Putaggio, di 49, Antonino Lombardo, di 70, Riccardo Di Girolamo, di 44, e i mazaresi Nicolò e Bartolomeo Macaddino, di 62 e 58 anni. A difendere gli imputati sono gli avvocati Vito Daniele Cimiotta, Giacomo Frazzitta, Giuseppe De Luca, Giovanni Gaudino, Antonio Salmeri. Pubblico ministero è Francesca Dessì.

Il tribunale ha disposto acquisizione fascicoli peritali delle trascrizioni. La deposizione del maresciallo Tranchida, che ha partecipato alle indagini, è andata avanti per diverse ore e proseguirà il 21 novembre, quando dopo la fine dell’eame da parte del pm, ci sarà il controesame dei legali degli imputati.

Nel frattempo, il 16 novembre sarà ascoltato un altro teste del pm (Calzolari). Nell’ambito dello stesso procedimento, lo scorso 23 marzo, davanti al gup Marfia, il pm Dessì, insieme ai colleghi della Dda Gianluca De Leo, Pierangelo Padova e Alessia Sinatra, hanno invocato la condanna dei 27 imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Nell’indagine sono rimasti coinvolti presunti mafiosi e fiancheggiatori di Cosa Nostra, riportando in cella fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro, come il 67enne capomafia campobellese Francesco Luppino. E in marzo la pena più severa (20 anni di carcere) è stata chiesta proprio per lui. E 20 anni sono stati invocati anche per il marsalese Francesco Raia. Queste le altre richieste: 17 anni e 4 mesi ciascuno per Marco Buffa, Antonio Cuttone e Vincenzo Spezia, 16 anni per Antonino Ernesto Raia (fratello di Francesco) e Piero Di Natale, 12 anni per Tiziana Rallo, Vito Gaiazzo e Antonino Pace, 8 anni per Leonardo Casano, 5 anni e 4 mesi per Girolamo Li Causi, 3 anni e 4 mesi per Paolo Bonanno, 2 anni e 8 mesi per il palermitano Jonathan Lucchese, 2 anni e 4 mesi per Marco Manzo, 4 anni per Antonino Nastasi, 5 anni e 4 mesi per Vincenzo Pisciotta, 6 anni per Giuseppa Prinzivalli, 3 anni e 4 mesi per Francesco Pulizzi, 2 anni e 4 mesi per Vito Rallo, 4 anni per Vincenzo Romano, 6 anni e 8 mesi ciascuno per Carmelo e Giuseppe Salerno, di Paceco, 3 anni e 4 mesi per Francesco e Rosario Stallone, 4 anni per Michele Vitale e 3 anni e 4 mesi per Giuseppe Speciale. Gli ultimi due di Partinico. La sentenza dovrebbe essere emessa a metà dicembre.

L’indagine “Hesperia” è sfociata nell’arresto di 33 persone: 21 in carcere e 12 ai domiciliari. Tra loro, molti nomi noti della criminalità organizzata di Marsala, Mazara, Campobello di Mazara e Castelvetrano, ma anche diversi volti nuovi. Tra i primi, quello di Francesco Luppino, che era uscito dal carcere circa tre anni prima dopo aver scontato una lunga condanna per mafia. Secondo l’accusa, si era rimesso all’opera per ricostituire la rete di relazioni di Cosa nostra tra Campobello di Mazara, Mazara, Castelvetrano e Marsala. Le accuse a vario titolo contestate agli indagati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti (nelle aste al Tribunale di Marsala), reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro.

Tra gli arrestati nell’operazione, anche Marco Buffa, implicato nel voto di scambio politico-mafioso di Petrosino e che ha portato ai domiciliari il consigliere comunale Michele Buffa, sospeso dalla carica con la legge Severino. Nell’indagine è rimasto coinvolto anche Aldo Caradonna, che fino allo scorso 10 marzo era il presidente del Consiglio comunale e che in seguito all’avviso di garanzia si è dimesso. Tra le parti civili, i Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, l’associazione “Codici” (avvocato Giovanni Crimi), Michele Buffa, cantina Europa, “Possente”, Antiracket Trapani (avvocato Giuseppe Novara), l’associazione antiracket Alcamese e la “Verità vive” di Marsala.