La storia che oggi raccontiamo e’ il paradigma dello stato attuale della sanita’ pubblica o si tratta invece di un caso straordinario?
La risposta la lasciamo ai lettori, per il momento.
L’episodio ha dell’inverosimile e sembrerebbe la riproduzione di una di quelle insulse vignette della Settimana Enigmistica, se non fosse che il protagonista che ha vissuta la sconcertante disavventura e’un signore che ha un nome e un cognome, vive a Salaparuta, e di cui per ovvi motivi, omettiamo le generalità.
Infortunatosi accidentalmente in casa, viene condotto dai familiari al piu’ vicino Pronto Soccorso che si trova a 30 minuti circa di strada.
Esattamente, presso l’Ospedale di Castelvetrano, una cittadina di 30mila anime, che ambisce, tra l’altro, ad essere il nosocomio di riferimento dell’intera Valle del Belice.
Definirla “Odissea”, quella vissuta da questa persona, sarebbe un eufemismo, perché quelle di Ulisse furono traversie, per certi versi volute, e non tutte spiacevoli, basti pensare a Nausica.
Il protagonista della nostra storia, invece, l’esperienza tutt’altro che piacevole che ha vissuto sulla propria pelle e che difficilmente potrà dimenticare, non se l’e’ cercata, ma subita.
Ha dovuto attendere ben dodici ore su una lettiga, per essere sottoposto ad accertamenti tramite Raggi X e una TAC.
Gli veniva diagnosticata una doppia frattura al bacino, una composta sul lato destro, e una scomposta su quello di sinistra.
Era necessario un ricovero in reparto ortopedico gli veniva detto.
Tralasciamo l’osservazione che in altre realtà (non vogliamo ripetere l’abusato “Nord”) si sarebbe arrivati alla medesima conclusione in tempi piu’ ristretti.
Ma il fatto piu’ sorprendente era gli veniva contemporaneamente riferito che il ricovero non poteva essere effettuato presso lo stesso ospedale di Castelvetrano.
Il motivo? Semplice. Il reparto e’ chiuso.
Proprio così. Dai primi di questo novembre l’Unità semplice di Ortopedia era rimasta senza medici e i pazienti trasferiti presso altre strutture.
Cos’era successo che i due medici argentini – Pedro Abate e Jorge Eduardo Perez Bambill – arrivati a Castelvetrano nel mese di giugno di quest’anno, si erano dimessi. Ha scelto di andare a lavorare presso l’ospedale di Cefalù dove hanno trovato un contratto d’ingaggio più conveniente.
E’ la legge del Mercato, bellezza!
Ma non finisce qui. I familiari del paziente venivano a sapere contestualmente una notizia ancora piu’ sconcertante.
Risultavano chiusi anche i reparti di Ortopedia degli Ospedali di Mazara del Vallo e di Sciacca .
Ma come? Un comprensorio così vasto, un Triangolo di territorio compreso queste tre cittadine, come quello delle Bermude? Dove a scomparire non sono navi o aerei, ma Reparti di Ortopedia?
Siamo venuti a conoscenza di questa allucinante vicenda grazie al dottore Vincenzo Lipari, un medico abbastanza noto a Castelvetrano.
In qualità di amico dei familiari del paziente, era stato chiamato per avere un supporto professionale. Il suo suggerimento fu di trovare un posto in altri reparti ortopedici della provincia di Trapani.
Il primo tentativo in quello di Marsala, andò a vuoto. Tutto occupato. Rimaneva il Sant’Antonio di Trapani. Ma anche qui, lo stesso risultato.
Nel frattempo il paziente rimaneva in barella in astanteria, in attesa di una soluzione, rischiando la complicazione di una embolia.
Veniva deciso alla fine di ritornare a casa dietro consiglio del stesso dottore Lipari, nella consapevolezza che per le fratture al bacino si ricorre al chirurgo in casi eccezionali, e che quasi sempre, si curano con un periodo di degenza rigorosamente stando a letto e seguito da un ciclo riabilitativo di almeno un mese.
“Ecco che cosa succede da noi” - ci ha sottolineato il dottore Vincenzo Lipari - “Viene negato un Diritto umanitario sancito dalla Costituzione! Il Diritto alla salute. Considerato quanto succede quotidianamente nel nostro Nosocomio di Castelvetrano, ritengo sia indispensabile chiedere l’ intervento degli inquirenti!”.
Quanto abbiamo raccontato, ha avuto eco anche sui social.
C’e’ chi ha invocato un cambiamento del piano sanitario privilegiando il fattore territorio con la creazione di 4 Ospedali di zona, cioè Nord-Trapani, Est-Alcamo, Ovest -Marsala e Sud - Castelvetrano; incremento dei Nosocomi interzonali (Salemi, Mazara del Vallo e Castellammare del Golfo ) e potenziare la medicina territoriale con i medici di base collegati in rete con i Pronto Soccorso.
Per un altro sarebbe necessaria una visione politica più alta, che preveda la medicina pubblica privilegiata su quella privata.
Mentre, per Vincenzo Lipari “il problema della cancellazione del diritto alla salute a Castelvetrano e nella Valle del Belice dovrebbe essere al primo posto delle varie forze politico-civiche che si stanno coalizzando pubblicamente per conquistare il governo del Comune. Invece non solo l'attuale Sindaco tace su questo grave vulnus agli interessi della comunità ma pure coloro che mirano a sostituirlo con una confusa accozzaglia di alleanze che non promette nulla di buono per la governabilità dell'Ente se dovesse vincere .”
In Sicilia la spesa per la Sanita’ si aggira sui 9 miliardi l’anno, una cifra notevole.
Come mai non si traduce in sicurezza e in equità di accesso alle cure?
C’è bisogno di maggiori risorse oppure andrebbero spese meglio eliminando sacche di spreco? Quali sono i motivi che portano tanti pazienti siciliani a rivolgersi alla sanità privata o a doversi curare in altre regioni?
Sono tutte domande, tutte apparentemente valide che in tanti pongono. Ma non sempre in buona fede o disinteressatamente.
Come l’attuale assessore regionale alla Salute che sostiene che “la criticità che in atto il sistema sconta è esclusivamente di natura organizzativa, in quanto la carenza di dirigenti medici è una emergenza a livello nazionale”.
Capito? Solo un fatto di organizzazione.
Non invece crediamo che gli episodi di malasanità sono solo epifenomeni, se visti isolatamente l’uno dall’altro, ma, se messi insieme in un unico quadro, danno la conferma che da alcuni decenni a questa parte e’ in atto una sottile, invisibile, strisciante controriforma della Sanita’ pubblica, a tutto vantaggio di quella privata
Una mezza soluzione potrebbe essere quella di diversificare l’offerta sanitaria, evitare gli sprechi, combattere il malaffare.
Ma nemmeno questa strada viene percorso.
Cosi perdurando le cose, presto si andrà ad un Sanita’ gestita dalle grandi Assicurazioni, come in America.
Già le prime avvisaglie si sono registrate a proposito degli indennizzi per i danni dovuti per gli eventi calamitosi, tipo terremoti e alluvioni. Secondo il governo per il risarcimento occorrerà assicurarsi.
Il tutto, paradossalmente, mentre apprendiamo che in un recente convegno di cardiologi e’ stato annunciato che trenta dipartimenti di emergenza-urgenza dislocati in tutta la Sicilia potranno beneficiare di un sistema innovativo che “garantirà un accesso più rapido ed equo alle cure e una possibilità di sviluppo di attività coerenti tra la sanità ospedaliera e quella territoriale, mettendo sempre al centro la salute del paziente”.
E poco conta se mancano medici, paramedici e macchinari per avere reparti funzionanti ed efficienti.
Franco Ciro Lo Re