Le mafie come nel passato si adeguano ai tempi e alle mode, e con l’avvento dell’era digitale si sono adeguate anche ad avere il loro spazio virtuale e a comunicare tra loro e all'esterno con le diverse piattaforme social.
Oggi usufruiscono della rete e in particolare, sui canali social, le mafie fanno propaganda e acquisiscono manovalanza. Qui gli storici boss della mafia come Totò Riina, Bernardo Provenzano o il catanese Nitto Santapaola anziché condannati per i loro crimini diventano degli idoli.
Come e con cosa comunicano le mafie nell'era digitale - Da una raccolta di dati estratti da Wikipedia e dai principali social network, Youtube, Facebook, Instagram, Twitter e Tiktok, è stata realizzata un’analisi che ha consentito di elaborare alcune tendenze che tracciano la partecipazione e l’intervento di mafiosi, affiliati e simpatizzanti nella sfera digitale.
I "fan" promuovo il "brand mafia" - La ricerca, realizzata nel pieno rispetto della privacy, ha dimostrato che l’utilizzo dei social network rende trasparenti i processi di comunicazione delle mafie in cui “fan” promuovono il “brand” attraverso un’estetica del potere che esalta il lusso e l'onore, e quindi il successo dell’organizzazione anche attraverso il ricordo di chi ha dato la vita e di chi ha patito il carcere per giungere a questo risultato. Emoticon, post, contenuti condivisi, hashtag, meme e canzoni si strutturano all’interno di un discorso gergale che raggiunge la superficie delle piattaforme social divenendo elementi di corredo che spingono l’interpretazione del messaggio nel verso del sentire mafioso.
Rapporto Mafia nell'Era Digitale - Oltre 90 GB di video TikTok, due milioni e mezzo di tweet, 20mila commenti a video YouTube e centinaia tra profili e pagine Facebook e Instagram, sono finiti sotto la lente di ingrandimento della Fondazione Magna Grecia che ha voluto dare - nel Rapporto “Le mafie nell’era digitale”- una risposta a un fenomeno sempre più evidente: come è cambiata la comunicazione delle mafie oggi che il mondo virtuale è entrato prepotentemente nella nostra vita reale? Perché, così come il linguaggio comune si è adattato - in una osmosi perfetta - al lessico e l'interattività dei social, lo stesso è avvenuto nella criminalità organizzata.
Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia - “Lo Studio si è posto l’obiettivo di definire i contorni e i contenuti delle modalità con cui le mafie oggi vengono raccontate e comunicano nel mondo digitale. Chi si occupa di cultura nel Mezzogiorno d’Italia come noi, non può non guardare anche a questi fenomeni e ai suoi interpreti che oggi hanno strutturato un inedito modo di ‘muoversi’ e di autorappresentarsi, intrecciando reale e virtuale e creando una narrazione ‘attrattiva’ fatta di nuovi contenuti e nuovi simboli”.
Il linguaggio e il modo di comunicare della mafia sui social - Dalla musica trap al neomelodico, dalle macchine extra-lusso ai gioielli kitch, dalla “presta libertà” dedicata a chi è in galera - affinché veda presto la luce del sole - alla mitizzazione dei grandi boss del passato, dagli emoticons a forma di cuore o di leone (per dimostrare coraggio e sentimento) agli hashtag per inserirsi nella scia dei contenuti virali, i risultati del Rapporto raccontano i nuovi linguaggi della criminalità organizzata sui social e confermano la capacità delle mafie di reinventarsi continuamente in base alle esigenze del presente. E di progredire, man mano che il digitale prende la scena facendo cadere i confini tra il reale e il virtuale.
Tik tok è secondo un recente report, il social in assoluto dove le mafie fanno bella mostra. La cosa sconvolgente è che tik tok è il social più popolare tra i ragazzini. Le nuove generazioni, purtroppo hanno pena consapevolezza di ciò che è la ferocia della mafia, non hanno vissuto le stagioni degli attentati, delle bombe, dei cento morti all’anno uccisi a Catania, delle tritolo che ha fatto saltare in aria Palermo e i giudici Falcone e Borsellino, Le mafie così dialogano sui social , manifestano il loto potere, sfidano lo Stato, minacciano i nemici. Post, foto, dirette, colonne sonore di alcuni testi neomelodici o trap diventano, strumenti di comunicazione della malavita, di boss ormai struttturati anche se in alcuni casi giovani.
Il post del boss - Domenico Amitrano, ras vicino ai clan De Luca Bossa e Minichini. Nel 2020, prima di essere arrestato era già arrivato agli onori della cronaca per il suo attivismo sulla piattaforma senza limitazioni di privacy nella condivisione dei contenuti. Anzi le fotografie postate sono la dichiarazione pubblica di un’alleanza con il clan dominante4 . Sul profilo Facebook, che conta quasi 600 amicizie, si identifica con il soprannome con cui è conosciuto nel quartiere, Mimmo O Pop (Domenico il tipo Pop).
I post su instagram - Instagram non è la piattaforma adatta per raccontare la vita di strada ma è il luogo per mostrarsi in pieno splendore, anche grazie alla patinatura dei filtri, durante le vacanze, le feste e nei momenti pubblici di una vita lussuosa che solo in pochi si possono permettere.
Emoji nei social della mafia - Gli emoji assumono un significato ben preciso a seconda del contesto in cui sono inserite; pertanto, è necessario capire come sono utilizzate per decodificare il messaggio dei contenuti a sfondo mafioso. Le catene sono usate nei contenuti rivolti a carcerati, ma anche come vincolo d’amore della compagna che attende la libertà. Il leone, simbolo del potere, comunica la forza, il coraggio e l’onorabilità della persona a cui viene affiancato. La risata a crepapelle è utilizzata per ridicolizzare un avversario oppure per deridere un argomento di contrasto tra clan in lotta. Il cuore nero è opposto al cuore rosso: se il primo indica l’amore, il secondo indica la morte. È associato al lutto, rappresenta la tristezza, l’oscurità che è calata su una persona o una situazione. Se associato al profilo di un killer può anche indicare la pericolosità del soggetto, è l’emblema del lato oscuro latente. Di seguito gli emoji statisticamente più rilevanti:
I post su titk tok dai domiciliari - Nei due post qui sotto invece, si vedono due uomini ai domiciliari che sfoggiano il braccialetto elettronico, esibito con orgoglio, tant’è che nel post della seconda foto si legge «onore e fedeltà per un amico in libertàI post su titk tok dai domiciliari - Nei due post qui sotto invece, si vedono due uomini ai domiciliari che sfoggiano il braccialetto elettronico, esibito con orgoglio, tant’è che nel post della seconda foto si legge «onore e fedeltà per un amico in libertà todo pasa ». La sequenza «onore e fedeltà» fa supporre che si accetta la restrizione come atto di deferenza al boss del clan. Il simbolo della forza acquista così un duplice valore: la forza del legame di affiliazione e la capacità di resistere agli arresti domiciliari.
Utilizzo dei social per denunciare la mafia - Diverso è il caso delle pagine fan di politici o giornalisti che si occupano dell’argomento per informare su fatti ed eventi legati al contesto mafioso influenzando, direttamente o indirettamente, l’opinione pubblica. L’esempio più rilevante dal punto di vista quantitativo è quello di Francesco Emilio Borrelli, giornalista e, dalle elezioni del 2022, deputato dell’Alleanza Verdi. Sulla sua pagina sono pubblicate notizie che riguardano la Campania e azioni di denuncia sociale contro la malavita napoletana. Ha usato questo mezzo per lanciare l’hashtag #Osservatoriotiktok per etichettare e segnalare le performance e i contenuti pubblicati sulla piattaforma che mostrano azioni, apologia o esaltazione dei mafiosi e del contesto mafioso.