A Castelvetrano, tornano le capitozzature. E’ una storia che si ripete da anni e che ha attraversato praticamente tutte le amministrazioni della città. Ieri, il ritorno dei tronchi senza chioma, con i rami principali appena accennati, ha dato vita ad una piccola manifestazione di protesta. Dapprima, una professoressa, Ermelinda Palmeri, ha contattato l’assessore di riferimento chiedendo di fermare i lavori. Poi si sono uniti altri cittadini, compresi alcuni soci di Legambiente, che hanno fatto sentire la loro voce.
Le rimostranze sono state accolte dall’assessore Nino Manuzza, che li ha incontrati spiegando loro le ragioni di questo tipo di intervento, apprese dagli uffici tecnici del comune. Ragioni che però non sono risultate convincenti e, alla fine, l’assessore ha acconsentito alla sospensione delle capitozzature nel sistema delle piazze. “Ci aggiorneremo con i cittadini e con Legambiente tra un paio di giorni. Questa non è una mia scelta politica – ha affermato l’assessore Manuzza -Personalmente non è proprio il mio campo, per questo mi affido ai tecnici del comune. Ma non escludo che un dialogo con un agronomo, invitato da chi ha legittimamente protestato, possa costituire un cambio di approccio da parte dell’ufficio che se ne occupa”.
I lavori su alcuni alberi in altre zone della città invece proseguiranno, perché motivati da fattori imprescindibili, come il pericolo di caduta dei rami o l’occultamento di un indicatore luminoso per l’elisoccorso.
Ad occuparsene concretamente sono invece due privati, autorizzati per un trimestre, durante il quale dovranno seguire le direttive del settore Verde Pubblico del comune. Avranno anche il compito dello smaltimento dei rami tagliati. Il che, come tutti sanno, si traduce sempre in una specie di tacito accordo: tu capitozzi e la legna tagliata diventa tua.
Più che una precisa volontà politica, sembra che questo malcostume sia da collegare ad una sorta di convinzione degli uffici tecnici.
Nel marzo del 2021, i capitozzatori erano stati fermati in extremis dall’assessore Maurizio Oddo che li aveva sgridati proprio durante il ghigliottinamento.
Come sappiamo, poi l’architetto Oddo si dimise e il Verde Pubblico ebbe un responsabile comunale: l’agronomo Giacomo Triolo (oggi in pensione), che di certo non rivoluzionò le potature castelvetranesi.
D’altra parte, già prima del commissariamento del 2017, gli assessori “al ramo” avevano giustificato la capitozzatura perché necessaria per il bene dell’albero. Oggi, nonostante il coro praticamente unanime degli agronomi che dicono che gli alberi non si capitozzano, è come se non fosse cambiato nulla.
Ma già nel 2013, l’allora presidente dell’Ordine degli Agronomi di Trapani, il dottor Giuseppe Pellegrino, aveva spiegato pubblicamente come la capitozzatura fosse vietata, tranne che in caso di eliminazione di rami secchi o malati, oppure “per problemi di pubblica incolumità, per rimuovere elementi di ostacolo alla circolazione stradale, nei casi di interferenza con reti tecnologiche preesistenti o con infrastrutture”.
Insomma, l’impressione è che a decidere come si fanno le potature (capitozzature) sia ancora un gruppo di persone ben radicato negli uffici comunali. Che si ferma solo se qualcuno si fa sentire.
E se oggi, nel 2023 lo stop è partito, come si diceva, dalla professoressa Palmeri, nel 2013 a dire no fu sempre una professoressa, Maria Antonietta Garofalo, che aveva scritto all’allora sindaco Errante una lettera in cui chiedeva di fermare lo scempio.
Scempio che il sindaco fermò all’istante, interrompendo la capitozzatura dei ficus di viale Vittorio Veneto, con un albero potato a metà che sembrava avere una specie di pettinatura punk.
La storia, dopo dieci anni si ripete. Quasi uguale.
Egidio Morici