Ancora una storia in perfetto stile “fratelli coltelli” al vaglio della giustizia. Involontaria protagonista è stata una donna di Castelvetrano, M.G., di 79 anni, che, dopo avere accudito per anni l’anziana madre ed esserne stata amministratrice di sostegno, era finita sotto processo, per peculato, a seguito della denuncia di uno dei suoi fratelli, che sostanzialmente l’accusava di avere fatto la “cresta” sui soldi della madre e di non averla assistita a dovere.
Il rinvio a giudizio venne chiesto e ottenuto dalla Procura perché la rendicontazione delle spese, compito di ogni amministratore di sostegno, era incompleta. Ma nel processo davanti il Tribunale di Marsala, il difensore della 79enne castelvetranese, l’avvocato Celestino Cardinale, è riuscito a dimostrare che la donna non si è mai appropriata del denaro della madre, tanto che pure il pm, alla fine, ha chiesto l’assoluzione, seppur con la formula del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale. Il Tribunale ha, pertanto, assolto M.G. con la formula “perché il fatto non sussiste”. Quindi, con la cosiddetta “formula piena”.
E “piena” è stata anche la soddisfazione dell’avvocato Cardinale per l’assoluzione. “Nonostante la tenacia del fratello accusatore, che si è pure costituito parte civile nel procedimento – ha dichiarato il legale - e l’intervento di moglie e figlia dell’accusatore a suo sostegno, è stata svolta in dibattimento attività difensiva che ha portato alla dimostrazione, condivisa dal Tribunale, che l’incompletezza della rendicontazione delle spese sostenute dall’imputata per l’assistenza alla madre non poteva rappresentare prova certa dell’attività di appropriazione di cui era imputata la mia assistita. Per G.M. è stata la fine di un incubo, avendo sempre protestato la sua innocenza e manifestato l’amarezza che il fratello ed i suoi familiari sono stati sempre consapevoli della infondatezza delle accuse”.