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06/12/2023 06:00:00

  Rifiuti in Sicilia. Ampliare le discariche, aspettando i termovalorizzatori. Ecco il piano

 Un passo avanti. Due indietro. E’ l’andamento che sembra avere la Regione sulla gestione dei rifiuti in Sicilia, ferma ancora alle discariche, e con i rifiuti spediti all’estero.

Il Governo Schifani ha approvato un piano rifiuti che prevede la realizzazione di due termovalorizzatori, che non solo non piacciono agli ambientalisti, ma non saranno pronti prima del 2030. Nel frattempo? Si ampliano le discariche.
La Sicilia resta una delle regioni con “insufficiente capacità di trattamento dei rifiuti solidi urbani”, insieme a Campania, Lazio, Toscana e Puglia, viene fuori dal Rapporto GreenItaly 2023 realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, presentato nei giorni scorsi al Quirinale al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il piano rifiuti - Nelle scorse settimane il Governo regionale guidato da Renato Schifani ha messo a punto il nuovo piano rifiuti che prevede la realizzazione di due termovalorizzatori che saranno pronti soltanto nel 2030. Entro quell’anno dovranno esserci in Sicilia anche 24 impianti per smaltire la frazione organica e 18 per quella secca. In più si dovrà rivoluzionare la raccolta dei rifiuti nelle due principali città, Palermo e Catania, vere e proprie bombe ecologiche nei mesi di emergenza dello smaltimento dei rifiuti. Il piano della Regione è stato spedito alle associazioni di categoria per le valutazioni del caso e poi inizierà il percorso per le autorizzazioni.
Nel frattempo si dovranno utilizzare le discariche che, però, stanno esaurendo la propria capacità.

Ampliare le discariche - L’assessore regionale Roberto Di Mauro, nei giorni scorsi, ha detto che le discariche ancora attive hanno disponibilità solo per un anno e mezzo. Se non si interviene
con l’ampliamento, a giugno 2025 le discariche non avranno più spazio per smaltire i rifiuti.
A Trapani sono in corso i lavori di ampliamento che permetteranno di smaltire oltre 900 mila tonnellate, Enna attende l’autorizzazione per arrivare a 2 milioni di tonnellate, Siculiana ha il via libera per arrivare a 2 milioni di tonnellate. Anche Sciacca attende il via libera, potrà accettare fino a 500 mila tonnellate. A Bellolampo, la discarica di Palermo, dovrebbe essere operativa la settima vasca nella quale si potranno smaltire 800 mila tonnellate. L’intenzione è quella di poter smaltire spazzatura fino al 2028. Un piano tampone, in attesa dei termovalorizzatori e degli altri impianti, ma che costringono la Sicilia a portare i rifiuti in discarica o addirittura fuori regione con costi elevatissimi.

I termovalorizzatori - Nel frattempo dovranno partire le procedure per realizzare i due termovalorizzatori.
Gli impianti nasceranno a Palermo e Catania. Ancora non si sa dove esattamente dovranno essere realizzati, ma nel piano si parla di aree industriali. Nelle scorse settimane Termini Imerese ha dato il diniego alla realizzazione di un termovalorizzatore. Probabilmente si virerà su Bellolampo, ma bisogna sentire i sindaci e le comunità coinvolte. I termovalorizzatori possono smaltire circa 300 mila tonnellate annue di rifiuti e produrre 25mw di energia. Gli impianti saranno realizzati dalla Regione, con soldi pubblici, ma saranno dati in gestione a privati ai quali, assicura l’assessore Di Mauro, saranno imposti costi di smaltimento calmierati. I rifiuti differenziati, quelli della frazione organica, ad esempio, saranno smaltiti negli impianti di biometano e compostaggio. La Regione conta di averne uno per tipo in ogni provincia. Ma nel piano si legge che per quanto riguarda il biometano la Regione farà un avviso destinato ai privati che vogliono realizzarli attraverso fondi pubblici.

Tassa sui rifiuti - La speranza è che realizzando gli impianti si possa anche risparmiare sui costi di smaltimento e quindi sulla tassa sui rifiuti. Nel frattempo i costi sono molto alti, perchè la Sicilia invia tanta spazzatura all’estero, Danimarca e Olanda soprattutto. Ma anche Cipro e Finlandia. I Comuni stanno pagando di più per smaltire i rifiuti, si è passati dai 250 ai 380 euro a tonnellata. Adesso, però, la Regione non può più coprire gli aumenti di spesa.