Uccise il figlio Vincenzo scaricandogli contro la pistola d’ordinanza, ben 14 colpi sparati all’indirizzo del ragazzo. Un omicidio che avvenne al culmine di anni di esasperazione.
Il giovane, con problemi psichiatrici, era diventato violento da tempo e da anni picchiava il padre che non reagiva e gli estorceva denaro. Al culmine dell’ennesimo scatto violento l’uomo, un poliziotto del reparto mobile della questura di Catania, estrasse la pistola d’ordinanza e gliela scaricò contro.
Adesso la corte d’Assise d’appello di Palermo ha riformato la sentenza di primo grado comminando all’ormai ex poliziotto una pena di 9 anni e 4 mesi da scontare agli arresti domiciliari. Pena dalla quale andrà sottratto il periodo di tempo già trascorso dalla sua confessione e dal conseguente arresto fino ad oggi.
In primo grado la corte d’assise di Agrigento aveva condannato l’uomo a 21 anni di carcere pur riconoscendo le attenuanti. La stessa Corte aveva già disposto gli arresti domiciliari sostitutivi della detenzione in carcere.
Adesso Gaetano Rampello, 59 anni, questo il nome del poliziotto, ha visto ridurre la pena a 9 anni e 4 mesi grazie ad un nuovo conteggio fatto dalla corte d’appello sulla base di un complesso calcolo delle attenuanti sostenuto dall’avvocato difensore di Rampello, Daniela Posante, che su questo aspetto tecnico giuridico aveva basato il suo ricorso.