13,00 - Giovanni Vassallo, arrestato oggi insieme ad altre due persone, secondo gli investigatori avrebbe fatto parte della rete di fedelissimi che gestiva le comunicazioni di Matteo Messina Denaro e avrebbe contribuito a finanziarne la latitanza.
Ma all'imprenditore mazarese di 71 anni sarebbe anche stato demandato il delicato compito di risolvere le liti tra privati, cominciando dalle controversie nate dal mancato pagamento di debiti, si occupava anche di intermediazioni immobiliari incassando percentuali sulle vendite.
Attività, quelle svolte da Vassallo, finito ai domiciliari con l’accusa di associazione mafiosa e definito dal gip «presidio giurisdizionale di cosa nostra», che assicuravano ai clan mafioso di Mazara del Vallo il controllo del territorio. Le indagine dei carabinieri del Ros hanno scoperto che l'uomo, nel giugno 2021, avrebbe anche raccolto lo sfogo di un «sensale» che lamentava l’intromissione di alcuni marsalesi nell’intermediazione per la vendita di un fondo che gli sarebbe stato assegnato dall'ormai defunto boss di Mazara del Vallo, Vito Gondola. Così Vassallo avrebbe fissato il prezzo della mediazione indicandolo nel 2% del valore dell’immobile a carico sia del venditore sia dell’acquirente.
L'inchiesta del Ros ha anche accertato l’interessamento dello stesso imprenditore nell’assunzione di manodopera da parte di una ditta legittimamente aggiudicataria di lavori presso il depuratore di Campobello di Mazara e il suo intervento in una procedura giudiziaria per la vendita di un terreno dopo il fallimento della società proprietaria.
I carabinieri hanno accertato anche il ruolo avuto da Vassallo in una rapina commessa a Palermo ad aprile del 2015 il cui bottino, secondo il pentito Attilio Fogazza, sarebbe finito nelle casse della famiglia di Matteo Messina Denaro attraverso l'imprenditore Giovanni Scimonelli, tra i finanziatori della latitanza del boss. Alario, accusato come Vassallo di associazione mafiosa, è già stato condannato in via definitiva per aver fatto parte del mandamento di Mazara del Vallo. Lodato è suo genero.
Il blitz di oggi ricostruisce anche i contatti fra gli arrestati, con Vassallo ai domiciliari sono stati arrestati anche altri due uomini d’onore Emilio Alario, palermitano di 61 anni, e Giuseppe Lodato, mazarese di 32 anni, con personaggi di primo piano del mandamento di Mazara come Vito Mangiaracina, Vito Gondola, Antonino Cuttone, Giovan Battista Agate, Luca Burzotta, Dario Messina.
11,00 - C’è anche la ricerca di un covo in Tunisia per Matteo Messina Denaro tra i fatti emersi dall’ultima operazione che ha portato all’arresto di tre presunti fiancheggiatori del defunto boss.
Secondo i racconti di un collaboratore di giustizia, ad occuparsi della ricerca del nascondiglio per l’allora latitante sarebbe stato Domenico (Mimmo) Scimonelli. Fino al 2009 insospettabile imprenditore, ma in numerose inchieste ritenuto uomo di fiducia di Messina Denaro e mandante dell’omicidio Lombardo, a Partanna.
La pista tunisina non è nuova, e non sono nuovi i contatti e i viaggi in Africa della famiglia Messina Denaro.
In tutti questi anni di latitanza il superboss avrebbe viaggiato parecchio, almeno secondo i racconti e le indagini fatte. C’è addirittura una lettera nel 2010 in cui si parla esplicitamente dei viaggi in gommone in Africa. “Caro Matteo, tu che vivi nel caldo tepore dei focolari domestici mazaresi sappi che io ti vedo. Ti vedo fare la spola tra Torretta e la Tunisia con il tuo gommone a forma di pane”. I viaggi in Tunisia sono una tradizione di famiglia.
Molti collaboratori di giustizia hanno raccontato del tragitto in gommone effettuato da Don Ciccio, il padre di Matteo.
Poco si sa, ancora, su questa nuova pista tunisina. Matteo Messina Denaro, è certo, ha trascorso gli ultimi due anni di latitanza nel suo territorio, in particolare a Campobello di Mazara, protetto da fedelissimi e da una rete di fiancheggiatori che gli ha permesso di muoversi, almeno negli ultimi mesi, in libertà.
9,00 - La rete di Messina Denaro, scattano altri arresti.
In manette tre persone accusate di far parte della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. Nello specifico, sono stati disposti gli arresti domiciliari per l’imprenditore Giovanni Vassallo, mentre Emilio Alario e Giuseppe Lodato sono in carcere. L’inchiesta – coordinata dalla procura palermitana – avrebbe messo in evidenza il supporto da parte del clan nei confronti del defunto capomafia Matteo Messina Denaro durante la latitanza. Stando alle ricostruzioni emerse, Vassallo avrebbe aiutato a gestire le comunicazioni di Messina Denaro, oltre all’aiuto economico.
Un episodio, in particolare, avrebbe confermato quest’ultimo dettaglio: Giovanni Vassallo sarebbe stato individuato come il responsabile di una rapina avvenuta a Palermo nel 2015, dove il bottino – stando alla versione del pentito Attilio Fogazza – sarebbe finito proprio nelle casse della famiglia del boss di Castelvetrano. Vassallo, dal 2012, avrebbe fatto parte del gruppo che organizzava gli incontri di Messina Denaro con altri uomini d’onore. L’imprenditore avrebbe anche avuto stretti rapporti con boss del mandamento di Mazara tra cui Vito Manciaracina, Vito Gondola, Antonino Cuttone, Giovan Battista Agata, Luca Burzotta e Dario Messina. Anche Alario, come Vassallo, è accusato di associazione mafiosa ed è stato condannato in via definitiva per aver fatto parte del mandamento. Mentre Lodato, l’altro in carcere, è suo genero.
Nella ricostruzione della vita e degli affari del padrino deceduto lo scorso settembre gli investigatori avrebbero individuato una vecchia pista africana. Ad attivarsi per trovare un rifugio sicuro all’allora latitante sarebbe stato Domenico Scimonelli.