Tra i fatti dell'anno c'è sicuramente l'invasione del granchio blu in Sicilia, e in alcune zone della provincia di Trapani, diventato una vera e propria emergenza.
Quest’estate nella laguna dello Stagnone lo sport diventato di moda quasi non era più il kitesurf, ma la pesca del granchio blu.
E’ il terrore dei pescatori. Chele robuste, in grado di tagliare le reti, e mangiare il pescato. E’ un pericolo per gli ecosistemi, si riproduce in maniera massiccia e divora ogni cosa. E’ ormai il padrone dei mari, il granchio blu, che ha invaso il Mediterraneo e soprattutto alcune zone come lo Stagnone di Marsala e le saline trapanesi.
Una specie “aliena” arrivata negli ultimi anni da altri continenti, che però dalle nostre parti si è adattata benissimo, anzi, è diventato un vero e proprio problema.
L’INVASIONE ALLO STAGNONE
Il granchio blu prolifera allo Stagnone di Marsala, distruggendo tutto. Ogni femmina di granchio blu produce fino a due milioni di uova.
Ormai chi va soprattutto a San Teodoro, si imbatte in decine di persone che, con retino e qualche esca (zampe di gallina, dicono gli esperti, o sarde) si diletta a pescare il granchio blu. E' molto pregiato. Qualche pescatore abusivo lo vende a dieci euro al chilo, e non mancano i siti che consigliano diverse ricette. La più quotata è la zuppa.
Ma il granchio blu è un pericolo per l’ecosistema e un problema per i pescatori. Le grosse e forti chele distruggono le reti.
COME FERMARE L’INVASIONE IN SICILIA?
Come affrontare il problema? Intanto bisogna studiare e conoscere il granchio blu. In questi anni, prendendo spunto, ad esempio da altri paesi come la Tunisia che hanno subito prima di noi l’invasione del granchio blu, si sono sviluppati progetti di studio della specie.
L’Università di Palermo, assieme ad altri enti tunisini, nell’ambito di un progetto transfrontaliero, “Blue Adapt”, ha da tempo avviato un’attività di studio e monitoraggio in quelle zone, come lo Stagnone di Marsala, e le foci dei fiumi, in cui prolifera il granchio. Uno studio che verte anche sul cambiamento climatico e sulle condizioni che permettono alla specie di adattarsi e riprodursi con questa intensità.
La soluzione? Nell’immediato è pescarlo. Gli stessi pescatori danneggiati dal granchio passano al contrattacco e con delle nasse adatte a catturare il crostaceo. Pescarlo, e cucinarlo. Gli chef studiano nuove ricette per sfruttare le carni robuste e intense del granchio. Però potrebbe non bastare.
Il Governo ha stanziato 2,9 milioni di euro per contrastare l'invasione del granchio blu, in tutta Italia. Il granchio blu però può essere anche una risorsa.
COME MANGIARLO?
L'invasione del granchio blu nel Mediterraneo (come ad esempio nello Stagnone di Marsala) può essere contrastata pescando e utilizzando in cucina il cosiddetto "killer dei mari".
A proporlo è la Coldiretti, che con l'aiuto di pescatori e contadini ha ideato alcuni piatti dalle qualità nutrizionali importanti, vista la presenza forte nel crostaceo di vitamina B12. Un argine alla specie aliena proveniente dalle coste atlantiche americane, che nel nostro Paese sta provocando danni per milioni di euro.
Dal granchio blu al rosmarino all'insalatina di granchio alla veneziana fino agli spaghettoni all'aglio saltati al granchio: sono alcuni dei piatti dei menu. La presenza del crostaceo è spinta dai cambiamenti climatici e dal riscaldamento delle acque, che hanno reso i nostri ambienti più idonei alla sua sopravvivenza e proliferazione.