Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
29/12/2023 12:58:00

Sicilia, truffa e corruzione: ex Sindaci nei guai 

Appalti e corruzione, ex Sindaci nei guai in Sicilia.  

Ci sono ventisei indagati a Lampedusa fra ex amministratori, funzionari comunali e imprenditori. Si ipotizza un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione, abuso d’ufficio, concussione e peculato.

Fra gli indagati, l’ex sindaco delle isole Pelagie Salvatore Martello, l’ex vicesindaco Salvatore Prestipino e i dirigenti dell’Utc e dei Lavori pubblici, rispettivamente Giuseppe Di Malta e Manlio Maraventano. Al centro dell’inchiesta l’appalto per i lavori di manutenzione della rete fognaria della maggiore delle isole Pelagie e delle stazioni di sollevamento. Secondo gli investigatori, l’ex sindaco Martello avrebbe affidato tramite determine dirigenziali dei lavori all’impresa del fratello, tant’è che gli inquirenti gli contestano l’abuso d’ufficio.

La Guardia di Finanza ha invece   arrestato e posto ai domiciliari l'ex sindaco di Capo D'Orlando , Enzo Sindoni, per bancarotta fraudolenta che riguarda tre società del settore delle comunicazioni, della commercializzazione degli agrumi e della gestione di una società sportiva di basket. L'indagine, condotta dalle Fiamme Gialle di Capo d'Orlando, sotto la direzione dalla Procura di Patti, durata oltre due anni, avrebbe individuato l'imprenditore "quale unico artefice delle ipotesi di bancarotta, anche avvalendosi di false contabilizzazioni e distrazioni dirette di somme societarie sui propri conti correnti personali". Le indagini - anche con intercettazioni telefoniche - avrebbero documentato come "l'imprenditore amministrasse le società - assieme ad altre tutt'ora attive - attraverso diversi prestanome, senza mai apparire come rappresentante legale: sono stati accertati, nel dettaglio, circa 86 milioni di euro di debiti, in gran parte con l'Erario, causando un ingente ammanco per le casse pubbliche". Sindoni - dice la Gdf - dopo aver condotto le società scientemente al fallimento, con il concorso dei legali rappresentanti prestanome, "le ha svuotate e ha continuato a gestire le nuove imprese costituite, adottando anche per queste ultime le medesime strategie distrattive delle risorse, a proprio vantaggio ovvero a favore di società a lui riconducibili". Per l'imprenditore è stato chiesto dalla Procura di Patti il rinvio a giudizio, oltre che per le tre bancarotte, anche per reati tributari, truffa ai danni dello Stato e minaccia rivolta ad un curatore fallimentare.