I DNA, disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, sono malattie che se non curate consegnano alla morte. Si tratta di disturbi in forte crescita non solo tra le adolescenti ma anche in donne adulte, pure tra i ragazzi.
Si tratta di comportamenti disfunzionali che portano il soggetto a temere il peso sulla bilancia e a percepirsi in maniera deviata rispetto alla realtà. In particolare le ragazze sono particolarmente colpite dall’anoressia nervosa o dalla bulimia nervosa. Se non immediatamente prese in carico il rischio è la compromissione degli organi fino a tutti gli apparati vitali.
Il numero di chi ne soffre è cresciuto del 30% durante la pandemia, l’età in cui ci si ammala si è abbassata fino a 9 anni.
Nonostante l’emergenza sociale l’ultima legge di bilancio del governo nazionale non ha rinnovato il Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari, sono 25 milioni di euro che avevano lo scopo di rinforzare la rete degli ambulatori multidisciplinari, dedicati proprio a questo tipo di disturbi.
Una somma che consentiva non solo di assumere professionisti ma soprattutto di costruire una rete di assistenza territoriale, che possa rispondere alle esigenze, agire in prevenzione.
Questo taglio è grave, molto rischioso non solo perché chiuderanno gli ambulatori in tutta Italia se non si interverrà entro il 31 ottobre 2024, ma soprattutto perché le famiglie e i pazienti saranno soli con il loro problema, che non è proprio un problema leggero, per accedere alle cure specialistiche dovranno affrontare spostamenti vari.
Eppure i dati del 2023 fanno paura: 3.780 le morti legate ai disturbi dell’alimentazione, dunque la necessità di avere degli ambulatori multidisciplinari, che prendano in carico il paziente.
In Italia questa rete non è omogenea: 63 centri si trovano al Nord, 20 in Emilia Romagna e 15 in Lombardia, 23 solamente al Centro distribuiti 8 nel Lazio e 6 in Umbria, 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole, 12 in Campania e 7 in Sicilia.
E’ chiaro che servono delle risorse continuative per assicurare adeguata assistenza e la presa in carico di queste patologie
Le equipe multidisciplinari vedono in campo un totale di 1491 professionisti, 780 dei quali assunti grazie all’utilizzazione del Fondo,
si tratta psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili, infermieri, dietisti e nutrizionisti, educatori professionali, medici specialisti in nutrizione clinica, internisti o pediatri più altri specialisti tra tecnici della riabilitazione psichiatrica, assistenti sociali, fisioterapisti e operatori della riabilitazione motoria.