Spendere 235 milioni stanziati da Roma per migliorare il servizio, assumere medici, aumentare i posti letto e nominare i manager.
E’ partita, in Sicilia, una la grande corsa nella sanità regionale che porta alle nomine dei nuovi manager delle Asp. L’assessorato alla Salute ha dato il preavviso ai commissari, ed entro la fine del mese dovrebbero esserci le nuove nomine.
Nomine che, come sempre, portano tensioni nella maggioranza di Governo e agitano il mondo politico.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, nelle prossime settimane dovrà superare alcuni step fondamentali sul fronte della sanità siciliana. A partire, proprio, dalle nomine dei 18 manager delle Aziende sanitarie provinciali e ospedaliere. C’è un listone di 49 “idonei” e bisognerà vedere in che modo i partiti interverranno nella scelta. Incarichi che dovranno essere assegnati tra pochi giorni, e comunque non oltre il 31 gennaio, data di fine mandato per i commissari straordinari. Un’ulteriore proroga non è da considerare, visto che c’è stata già in autunno.
Il governo Schifani deve anche fare in fretta per ampliare la rete dei posti letto nelle terapie intensive e potenziare i pronto soccorso degli ospedali utilizzando i 235 milioni di euro messi a disposizione dal governo nazionale già nel 2021 per far fronte all'emergenza Covid. Nei prossimi giorni, proprio su questo dossier, ci sarà un incontro tra il dirigente generale per la pianificazione strategica, Salvatore Iacolino, e i vertici delle Asp. Aumentare i posti letto, ma allo stesso tempo tagliare le lunghe liste d’attesa. La sanità regionale ha smaltito fino a questo momento il 90% delle prestazioni programmate tra il 2020 e il 2022, grazie al piano ideato dallo stesso Iacolino.
La grande corsa però si scontra con la realtà di una sanità regionale in difficoltà, che oltre alle lunghe attese, sconta inefficienze e carenze di personale. E così la Sicilia è tra le regioni da cui i pazienti che hanno le possibilità economiche vanno via.
Dopo il calo nel periodo della pandemia, infatti, si è registrato un nuovo aumento dell’emigrazione sanitaria. E’ un problema di cui soffrono soprattutto le regioni del Sud, quindi anche la Sicilia.
C’è sostanzialmente la necessità di molti pazienti di spostarsi fuori regione a causa della mancanza di strutture specializzate, per via di inefficienze e tempi di attesa elevati.
Tutti i dati più recenti relativi alla mobilità sanitaria sono stati messi in fila da AGENAS, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.
Dai dati emerge che la Sicilia perde svariati milioni di euro per la mobilità sanitaria.
Negli ultimi anni l’andamento della mobilità sanitaria legato ai ricoveri è stato costante. Tra il 2017 e il 2020 la differenza tra mobilità attiva e passiva è di circa 2,8 miliardi di euro all’anno in prestazioni pagate dal Servizio sanitario nazionale; dopo il calo a 2,1 miliardi di euro che c’è stato nel 2020, causato dalla pandemia, c’è stata una crescita nel 2021 e nel 2022, anno in cui si è tornati a 2,7 miliardi di euro.
Le principali regioni attrattive sono Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, mentre quelle da cui i pazienti si muovono sono Campania, Calabria e Sicilia. L’isola, nel 2022, ha registrato un -131 milioni di euro a causa della “mobilità passiva”, cioè pazienti che si curano fuori dalla regione.
L’Agenas, nel suo report, individua anche l’indice di “fuga” che misura la percentuale di pazienti che ha scelto di rivolgersi a una struttura fuori regione per curarsi: è un dato che non considera il costo della prestazione medica, ma soltanto il numero di persone. Il dato siciliano è dell’8,3%. Non è tantissimo, se consideriamo che la prima regione in questa classifica, la Basilicata, ha il 38.1%, e che le ultime due sono Piemonte e Lombardia, con circa il 6%.
L’AGENAS ha creato anche un nuovo indicatore per misurare la capacità delle strutture sanitarie di soddisfare la domanda degli abitanti della regione. Si chiama ISDI, Indice di soddisfazione della domanda interna. Quando l’ISDI è superiore a 1 significa che le strutture sanitarie di quella regione offrono più prestazioni di quante siano richieste dagli abitanti, mentre nelle regioni con un valore inferiore a 1 la produzione non risponde ai bisogni ed è necessaria la mobilità sanitaria per assistere tutte le persone che hanno bisogno di cure. In Sicilia l'indice è dello 0,94%.