Dopo un calvario andato avanti per cinque mesi, adesso, da solo, deve gestire una situazione complicata. Diego Giacalone, 80 anni, è disperato: “Mia moglie, colpita da ictus, è immobilizzata a letto. A casa mia non si dorme più. Un contesto difficile, non auguro a nessuno di vivere una simile esperienza”. La donna fruisce di assistenza domiciliare che scade a fine mese. Troppo poco, però, perché a prendersi cura di lei – 24 ore su 24 – è il marito che trascorre notti insonni. E lui, peraltro, non è preparato per svolgere una incombenza così gravosa.
“Chiedo – dice – soltanto una maggiore assistenza da parte del sistema sanitario nei confronti di quei pazienti che vivono la stessa situazione di mia moglie”.
L’odissea per Diego Giacalone inizia lo scorso 21 luglio. La moglie, Salvatrice Morreale di 77 anni, originaria della provincia di Caltanissetta ma residente a Trapani, viene colpita da ictus. Si sveglia la mattina e non può nemmeno andare in bagno perchè non riesce a stare in piedi. Giacalone chiama il figlio. Poco dopo con una ambulanza del 118 , Salvatrice viene accompagnata in Codice rosso al Sant’Antonio Abate. La situazione è grave: ha una arteria otturata, deve sottoporsi d’urgenza ad intervento chirurgico. All’ospedale di Trapani, però, non sono attrezzati per questo tipo di operazioni. Scatta, pertanto, il trasferimento al Civico di Palermo. Dopo l’operazione il ricovero nel reparto di Neurologia. Sta lì per venti giorni. Poi le dimissioni. E qui sorgono i primi problemi. I medici propongono tre alternative: il ritorno a Trapani o la degenza per sottoporsi a riabilitazione in due cliniche palermitane.
Giacalone vorrebbe far rientro a Trapani. Contatta allora i centri di Salemi e Castelvetrano. Buco nell’acqua: non ci sono posti disponibili. L’ottantenne si rivolge anche a Sciacca. Anche lì, però, non ci sono letti disponibili.
Alla fine, la donna viene ricoverata alla clinica Cosentino di Palermo. Sta lì per due mesi, ma non ottiene alcun risultato. Tornata a Trapani, un altro ricovero in una Rsa: “Lì – rileva Giacalone – mia moglie non ha avuto una adeguata assistenza. Ho riscontrato scarsa igiene del personale della struttura che, chiamati dai pazienti arrivavano in ritardo”. Quando la paziente fa ritorno a casa, l’amara scoperta: aveva piaghe in tutto il corpo. Giacalone chiede spiegazioni alla clinica e all’Asp con una nota scritta. Finora, però, non ha ottenuto alcuna risposta. Ed ora è da solo a gestire una situazione difficile.