Ci voleva la lettera di una mamma, Gabriella Fiore, per svelare le criticità dell’ospedale Di Cristina di Palermo, conosciuto come l’ospedale dei bambini.
Un calvario che ha attraversato la vita di un bambino di 7 anni, ricoverato e i giorni a seguire prendono il nome di malasanità. Diritti e fragilità che non esistono, sensibilità e umanità che si cerca disperatamente e che non si trova.
Fino a quando questa mamma, stanca delle sveglie all’alba, degli esami dell’urina in un bicchiere di carta, una stanza dei giochi che somiglia ad un sgabuzzino vecchio e maleodorante, stanca di vedere suo figlio soffrire e dimesso senza una diagnosi parte per il Gaslini di Genova.
E’ cambiata la musica, lo racconta in maniera serafica, attaccata alla certezza che mai più suo figlio dovrà attraversare il calvario dell’ospedale di Palermo.
Nessun prelievo all’alba, solo un accesso a settimana e al polso, infermieri disponibili e gentili. Sorrisi e conforto. Perché è pure questo che bisogna fare negli ospedali.
Lo sfogo della Fiore è stato intercettato dal Presidente Renato Schifani, che non ha perso tempo e nemmeno parole: una relazione dettagliata del caso entro tre giorni richiesta da Salvatore Iacolino, dirigente generale del dipartimento della Pianificazione strategica della Regione.
C’è di più, non si va solo alla ricerca dei colpevoli, che ci sono, ma anche di tutte le azioni correttive nel frattempo poste in essere e i risultati concreti conseguiti per garantire efficienza ed appropriatezza delle competenti unità operative dell’ospedale.
Il governatore è pronto ad incontrare la signora Fiore, nel frattempo ha pure chiesto all’area interdipartimentale Ispezione e vigilanza una documentazione con le valutazioni perché la Regione possa intervenire di conseguenza.
C’è una considerazione da cui Schifani dovrà partire che è una domanda che Gabriella Fiore ha posto nella sua lettera a Repubblica: “Per i ricoveri non abbiamo pagato, né a Palermo né a Genova. Perché il Gaslini di Genova e l’ospedale Di Cristina di Palermo sono ospedali pubblici dello stesso Stato. Quando torniamo una domanda resta senza risposte: ma allora perché a Genova ci siamo sentiti curati e a Palermo no?”.
Bisognerebbe fare accessi negli ospedali senza alcun preavviso, lasciare che i pazienti rispondano a delle domande sul trattamento che ne hanno in ospedale per raddrizzare un poco la barca. Spesso medici e infermieri mancano di umanità, dimenticando che i pazienti vivono una dimensione di fragilità.
Schifani è stato chiaro anche per l’avvenire: “Ai partiti di maggioranza ho dato indicazioni chiare. Una volta nominati i direttori generali entro il 31 gennaio, darò linee guida ben precise che vanno al di la di quelle tecnico-scientifiche. Per la selezione dei medici e del personale sanitario, indicherò criteri comportamentali non solo deontologici. Uno dei parametri sarà la sensibilità e la capacità di dare supporto ai pazienti, soprattutto ai bambini”.