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25/01/2024 06:00:00

Messina Denaro. Il caso Martina Gentile e la potestà genitoriale: che fare?

 Dopo che il tribunale per i minorenni di Palermo ha sospeso la responsabilità genitoriale a Martina Gentile, la giovane mamma arrestata a dicembre con l’accusa di favoreggiamento nei confronti di Matteo Messina Denaro (ne abbiamo scritto qui), a Castelvetrano abbiamo fatto qualche domanda alla dottoressa Graziella Zizzo, psicologa, psicoterapeuta e docente universitaria, che ha recentemente pubblicato un libro dal titolo “La vita è altrove. Riflessioni, storie, ricordi di una psicoterapeuta nel mondo della mafia”, in cui affronta l’aspetto psicologico (e psicopatologico) delle famiglie mafiose.

                           

Alcuni hanno storto un po’ il muso di fronte alla notizia della sospensione della responsabilità genitoriale per Martina Gentile. E’ davvero un’indebita ingerenza nel rapporto tra madre e figlia?

 

Assolutamente no. La sospensione della responsabilità genitoriale è prevista quando i genitori sono ritenuti non idonei dal punto di vista educativo. E’ una misura molto diversa rispetto all’allontanamento, in cui invece c’è la necessità di separare genitore e figlio a causa di maltrattamenti o abusi sessuali. Il principio è che un genitore che sia portatore di una cultura mafiosa non sia in grado di educare correttamente un figlio.

Durante la mia esperienza ho potuto riconoscere bene l’esistenza di una vera e propria pedagogia mafiosa, a cui i figli sono sottoposti sin da piccoli. Al di là degli immaginabili disvalori, viene trasmessa un’etica mafiosa, anche attraverso delle prove, come uccidere un animale, cominciare ad avere familiarità con l’uso delle armi. Situazioni in cui viene veicolato quel gelo emotivo che permette di poter compiere le peggiori efferatezze, senza provare alcuna empatia per la vittima.

Non si tratta di cose di cinquant’anni fa, le famiglie di mafia ci sono ancora ed hanno un’impronta particolare che viene trasmessa ai figli fin da piccoli. E’ quella ereditarietà che ha permesso alla mafia di perpetrarsi nel tempo. Fino agli anni ’90, se si nasceva in una famiglia mafiosa, non si poteva che essere mafiosi. Le donne che trasgredivano il codice mafioso potevano essere uccise. Nel mio libro parlo del caso di Lia Pipitone, uccisa per volere del padre, perché voleva separarsi dal marito.

 

C’è stato però un cambiamento…

 

Dalla fine degli anni ’90 le cose hanno preso una piega diversa: al servizio di psichiatria dove allora lavoravo, cominciarono ad arrivare una serie di pazienti provenienti da famiglie di mafia. Donne che portavano i propri figli adolescenti con gravi patologie psicologiche. Un fenomeno mai avvenuto prima che ci ha portato ad interrogarci su che cosa stesse accadendo, considerando  che il solo fatto di parlare con un estraneo delle proprie cose intime, sarebbe stata ancora in quei contesti una violazione dei codici mafiosi. Particolare anche il fatto che in questo rapporto terapeutico mancassero gli uomini, perché uccisi, latitanti o in galera. E queste madri che venivano da noi non appartenevano a famiglie mafiose, non erano quindi portatrici della cultura mafiosa. Si trattava dei cosiddetti matrimoni misti, un fenomeno che allora era ancora agli inizi. Donne che in qualche modo volevano sottrarre i loro figli da un destino di carcerazione, di morte e di illegalità. Insomma, avrebbero voluto dar loro una vita normale.

 

E nel caso di Martina Gentile e Laura Bonafede?

 

Nel loro caso caso il discorso è diverso, perché sono dentro una cultura di mafia pervasiva che probabilmente non ha mai permesso l’apertura di una falla attraverso cui il mondo esterno avrebbe potuto fare breccia. Insomma non intravedo un conflitto, un sofferenza che deriva dall’appartenere a due mondi contrapposti. La venerazione per Matteo Messina Denaro è totale e riguarda il mito dell’introvabile che per trent’anni è rimasto impunito a gestire un patrimonio immenso. C’è un meccanismo psicologico presente in certe donne, secondo il quale se l’uomo vicino a te è potente, sei potente anche tu. Non escluderei che per Martina Gentile e Laura Bonafede possa essere stato così.

 

Per recuperare la responsabilità genitoriale, Martina Gentile dovrà fare un corso di recupero, con un’associazione antimafia. Non possiamo però non rilevare come, in questi ultimi anni, l’antimafia abbia avuto un grosso cedimento nella percezione dell’opinione pubblica.

 

Attenzione però a fare di tutta l’erba un fascio, perché se non ci sono più i buoni e i cattivi e sono tutti uguali, si fa il gioco della mafia. Oggi è possibile affrancarsi dalla cultura mafiosa. Basti pensare al caso di Giuseppe Cimarosa che, nonostante le parentele, è riuscito ad urlare a tutti il suo voler essere altro, fondando la sua identità sulle proprie capacità e i propri talenti. La considero una testimonianza importante di questo processo di cambiamento. Un’evoluzione che si riscontra in Sicilia, ma non ancora in Calabria, dove la ‘ndrangheta si mantiene più familistica e arcaica. Ma d’altra parte è il comportamento dello stesso Messina Denaro a dimostrare che la mafia qui non sia più arcaica come lo era un tempo.

 

In cosa consiste di preciso la sospensione della responsabilità genitoriale?

 

Intanto non è previsto alcun allontanamento della figlia dalla madre. Il provvedimento si riferisce ad altro. Concretamente, questa signora verrà attenzionata dai servizi sociali e dovrà fare un percorso, perché la bambina è a rischio.

Nella sospensione della responsabilità genitoriale, non potrà gestire il patrimonio della figlia o decidere autonomamente su viaggi, tipo di scuola e altro. Non è una misura punitiva, ma un aiuto in cui ci saranno psicologi ed assistenti sociali, per il recupero della madre e la protezione della figlia.

 

Questa donna però non viveva nelle caverne con la figlia. Insomma, il mondo delle sue relazioni rimane lo stesso.

 

Certo, è sempre difficile. Di solito vengono coinvolti i nonni, ma in questo caso, va da se che è improponibile. Però è un inizio che potrebbe aprire degli spiragli in una famiglia in cui, non ci sono falle, come dicevo prima.