«L’arresto di Matteo Messina Denaro, per il quale appena un anno fa tutte le istituzioni di questo Paese hanno espresso grande soddisfazione, non è stato solo l’approdo di lunghi anni di defatiganti indagini delle forze di polizia coordinate dalla procura della Repubblica di Palermo, ma è divenuto anche un punto di partenza perché ha aperto nuovi scenari al fine di individuare, mediante indagini sempre più complesse e articolate soprattutto quando investono le operazioni finanziarie, la rete di protezione che ha consentito la latitanza e di scoprire le fonti di ricchezza del latitante stesso e dell’organizzazione».
Lo afferma il presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, nella relazione che presenterà domani sull'amministrazione della giustizia nel distretto, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Secondo Frasca nonostante il successo della cattura del latitante «lo Stato dà risposte insufficienti agli apparati investigativi che cercano di svelare le nuove linee strategiche della mafia. Pochi mesi fa era stata pubblicata solo una parte dei posti vacanti nella Corte di appello, peraltro neppure coperti e neanche uno di quelli della Procura Generale. Cosa nostra non è stata ancora debellata e conserva un forte radicamento nei territori del distretto che ne costituiscono l’epicentro, con la conseguenza che è necessario destinarvi risorse adeguate per un’efficace azione di contrasto anche in sede giudiziaria».
L'audio del boss: "Sì, sono Matteo Messina Denaro" from Tp24 on Vimeo.