Inferriate a barriera, moduli più simili a delle celle che a ricoveri dove poter abitare, e poi niente mensa ma solo cibo in vaschette di alluminio da catering, freddi ed insufficienti, una sola doccia calda, molto spesso guasta, e tutto questo per 145 persone, con letti in cemento dove vengono appoggiati materassi sporchi, quando si trovano.
Sono queste le condizioni disumane che si vivono al CPR di contrada Milo a Trapani, dove, mercoledì è scoppiata una protesta dopo giorni di tensione e segnali di insofferenza verso anche provvedimento di rimpatrio per 29 tunisini che dovevano lasciare il Centro per far rientro nel loro Paese. A quel punto gruppo di persone di nazionalità tunisina, hanno accatastato scatole di cartone e materassi e hanno appiccato il fuoco che ha invaso l'immobile.
Quello che è accaduto all’interno del Cpr di Milo, è servito ed ha aperto uno squarcio su cosa sono i centri di detenzione per il rimpatrio in Italia. Strutture realizzate come un carcere duro da deportati, ma chi vi sta dentro, e in questo caso sono quasi tutti giovani, “colpevoli”, solo di non essere stati ritenuti regolari sul territorio italiano e rinchiusi in una struttura che è pensata per 10 persone, anche se solitamente ve ne stanno 13. Da giorni passano le giornate esposti a pioggia, freddo, intemperie, senza un tetto a coprirli o un materasso su cui dormire, costretti in più di cento a dividersi servizi e docce per dieci.
Non trapela nulla dalle autorità - La cosa agghiacciante è che le autorità non fanno sapere nulla di ciò che accade dentro questi luoghi di detenzione. Dall’interno nei giorni scorsi era filtrata voce che i richiedenti asilo sarebbero stati trasferiti in un Cas, tutti gli altri rimessi in libertà. In realtà, pare che i migranti saranno spostati in altre strutture, forse il Cpr di Pian del Lago, ma la decisione arriverà nelle prossime ore».
«La prefettura non dovrebbe aver bisogno di sollecitazioni per fare chiarezza — le parole di Fausto Melluso, responsabile Migrazioni di Arci — è doveroso informare su quale sia la condizione attuale del centro, quanti ospiti ancora ci siano dentro, in quali condizioni siano trattenuti, chi e quanti siano stati trasferiti. I Cpr si confermano luoghi in cui troppo spesso il diritto e i diritti non valgono, neanche di quelli di chi sta in carcere e da cui pochissime informazioni riescono a filtrare».
E Milo, la frazione dove questo centro è stato realizzato, si presta perché è un luogo lontano da tutto, perfetto per l'isolamento, dove possono attuarsi i propositi dei carcerieri, cioè i governi che decidono in Italia e nell’Unione Europea di combattere i profughi e i migranti attraverso i dispositivi di respingimento.
Interrogazioni parlamentari - Su quanto accade a Milo sono state presentate due interrogazioni parlamentari, al Senato da Antonio Nicita, Annamaria Furlan ed Enza Rando del Pd, alla Camera dal segretario di Sinistra italiana e parlamentare dell’Alleanza Verdi-Sinistra, Nicola Fratoianni. A Bruxelles è intervenuto l’eurodeputato dem Pietro Bartolo: «L’Europa — dice — non può far finta di non vedere cosa accade in Italia».
Delle condizioni in cui vivono a Milo queste persone, che dovrebbero attendere il rimpatrio e invece vivono da deportati ne abbiamo parlato con la giornalista di Repubblica, Alessia Candito, che ci dice: "le autorità competenti non si preoccupano minimamente di fare sapere che cosa sta accadendo, come se queste persone fossero dei fantasmi e questo rispecchia un sentiment che a che fare, in generale, con la questione delle migrazioni, per cui i morti dei naufragi non sono persone ma sono numeri, gli arrivi non sono sbarchi, ma accompagnamenti a terra di naufraghi, non stranieri, non migranti e persone in difficoltà in mare a prescindere dal colore della pelle e della nazionalità, e questa spersonalizzazione è funzionale alla costruzione di una narrativa per cui queste non sono persone, sono problemi, sono esuberi, sono numeri, tutte definizioni che nel tempo sono servite ad allontanare questi esseri umani dalla percezione collettiva". Qui l'intervista completa ad Alessia Candito.
La CGIL interviene sul Cpr di Milo a seguito delle proteste dei migranti - "I Cpr, da luoghi di trattenimento temporaneo per i cittadini stranieri irregolari in attesa di rimpatrio, non posso diventare luoghi in cui la dignità umana e le condizioni di vita vengono violate". Lo afferma Enzo Palmeri, segretario organizzativo della Cgil con delega all'immigrazione, a seguito delle proteste che si susseguono al Centro di permanenza per i rimpatri di contrada Milo a Trapani.
"La situazione al Cpr di Milo - dice il segretario Palmeri - non è sostenibile e mette in seria difficoltà sia i migranti che raccontano di essere privati dei diritti fondamentali, vivendo in una struttura che sembra non rispettare gli standard minimi, sia per i lavoratori, il personale e le forze dell'ordine, che devono gestire situazioni di tensione tutelando la loro incolumità e quella degli ospiti della struttura. Auspichiamo - conclude - che venga fatta chiarezza sulla situazione complessiva in cui versa il Cpr di Milo e che si adottino provvedimenti che mirino ad alzare il livello degli standard qualitativi della struttura, garantendo il rispetto e la tutela della dignità dei migranti".
Valentina Villabuona (PD) replica con un lunga nota all'intervento di Miceli e Fratelli d'Italia - "Se da Fratelli d'Italia, attraverso il suo coordinatore provinciale Miceli, si dichiara di essere basiti per le dichiarazioni del Partito Democratico sul Cpr di Trapani, la sottoscritta trasecola per la manipolazione della realtà e per l'infondatezza di quanto dichiarato dal partito della presidente del Consiglio. Nell'attesa di conoscere ciò che è avvenuto nella struttura di contrada Milo, visto che le Autorità competenti continuano a mantenere un irrituale silenzio, occorre replicare a chi vuole attribuire la situazione attuale ai governi precedenti. Affermazione, quest'ultima, in parte veritiera dal momento che proprio i decreti sicurezza del 2018 voluti da Salvini, loro alleato a livello nazionale, hanno smantellato un sistema efficiente, moltiplicando i clandestini a cui fa riferimento Miceli.Tale situazione era stata superata, proprio grazie all'impegno dei parlamentari del Pd che, successivamente, avevano smantellato quei decreti disumani, riportando il sistema di accoglienza ad una condizione di efficienza. Stupisce infine, il tono trionfalistico utilizzato sull'accordo con l'Albania che avrà costi enormi che graveranno sulle tasche degli Italiani e che, oltre ad essere di difficile realizzazione, e già stato tacciato di profili di incostituzionalità da molti giuristi perché comporta respingimenti collettivi e riguarda, peraltro, una minima parte dei migranti che arrivano nel nostro Paese. Forse Miceli dimentica che la presidente Ursula von der Leyen si è recata a Lampedusa nel momento di massima pressione sull'hotspot dell'isola, creato ad arte da chi - ostacolando i soccorsi in mare - ha creato un imbuto impossibile da gestire.Il tema della sicurezza delle cittadine e dei cittadini e dei migranti è un tema caro al PD, ma non si risolve con norme spot e dichiarazioni sull'aumento di personale nelle Questure che non corrisponde alla realtà che vivono i territori. Pensare di risolvere il problema dell'immigrazione respingendo le persone significa non avere contezza del fenomeno o, peggio, rappresenta la volontà di fare propaganda sulla pelle di persone che non potranno essere rimpatriate e si preferisce lasciarle clandestine per motivi ideologici, in un Paese a crescita zero che avrebbe bisogno di forza lavoro. Stia sereno Miceli: ad essere basiti sono gli Italiani che assistono ai continui annunci di un Governo in confusione ed incapace di affrontare i reali problemi del Paese".