Che i Luppino fossero una famiglia al cospetto di Matteo Messina Denaro si era intuito dalle prime ricostruzioni a seguito del suo arresto.
Adesso, però, viene fuori che non solo Giovanni Luppino, l'autista del boss, ma anche i figli ,Vincenzo e Antonino, arrestati ieri, si sarebbero messi al servizio dell'allora latitante.
Secondo quanto scrive il gip Alfredo Montalto nell’ordinanza di custodia cautelare i due fratelli “svolgevano l’affidabilissimo compito di ausilio al proprio padre”, arrestato subito dopo la cattura del boss. I Luppino, secondo il gip “in diverse tappe relative alla gestione del latitante fornivano un aiuto prezioso al capomafia per moversi e spostarsi sul territorio e quindi di svolgere una funzione essenziale per l’intera associazione mafiosa”.
Gli facevano da scorta, lo aiutavano con il trasloco, e facevano una sorta di staffetta per controllare che il boss transitasse in maniera sicura.
Oggi si scopre ulteriormente che l’autista del boss lo accompagno alla Maddalena per effettuare la chemioterapia ben 52 volte, una ogni due settimane.
La famiglia Luppino commercializzava olio ed olive da mensa e ultimamente era molto attiva nella compravendita di terreni agricoli, erano titolari delle aziende individuali “Luppino Antonino” e della società “Fratelli Luppino s.r.l.s.”.
Vincenzo Luppino si era recato il 21 Maggio 2021 presso la clinica La Maddalena a seguito dell’intervento chirurgico subito da Matteo Messina Denaro per verificare che non gli mancasse nulla e provvedere ai suoi bisogni.
Il capomafia veniva riaccompagnato da Palermo a Campobello dai Luppino per la convalescenza post operatoria. Entrambi i fratelli Luppino custodivano e si occupano dell‘Alfa Giulietta nera utilizzata per gli spostamenti da Messina Denaro.
I Luppino avevano provveduto ad effettuare alcuni lavori di manutenzione del covo di Via San Vito a Campobello e avevano effettuato il precedente trasloco dalla vecchia abitazione di Messina Denaro in via San Giovanni sempre a Campobello di Mazara; lo scortavano a Castelvetrano quando il latitante decideva di passare con l’autovettura sotto casa della ex compagna Franca Alagna, la figlia e le persone a lui care.
È emerso dall’indagine della DDA Palermitana che, per la ristrutturazione dell’abitazione di Messina Denaro, in vicolo San Vito a Campobello, si sia interessato oltre ai Luppino anche Andrea Bonafede, colui che prestò l’identità al boss di Castelvetrano.
Almeno dal 2017, hanno scoperto gli investigatori, in cambio della loro disponibilità i Luppino ricevevano regali, cene, pranzi, tutte somme che Messina Denaro annotava con il soprannome dei Luppino “Mustusi” trasformandolo (forse per non occultarlo in qualche modo) in “Mustang”.
La famiglia Luppino avrebbe aiutato il capomafia durante la sua latitanza anche per trovare le sim per il telefono cellulare. Come emerge dall’inchiesta il 21 gennaio 2021 fu proprio Giovanni Luppino a fare attivare la sim, rimasta inutilizzata fino all’8 aprile, poi inserita nel cellulare Huawei col quale il boss comunicava durante il ricovero alla clinica La Maddalena. Risultano “innumerevoli contatti tra l’utenza in uso a Vincenzo Luppino e l’utenza della clinica a Maddalena” dove il boss fu operato per il tumore. Ma anche per le visite di controllo successive “vi è coincidenza rra le celle impegnate del telefono di Antonino Luppino e quelle impegnate dal telefono di Messina Denaro”, scrive il gip.
Per i due fratelli il PM della DDA aveva richiesto il carcere per concorso esterno in associazione mafiosa ma il GIP ha qualificato le condotte in favoreggiamento con l’aggravante mafiosa e procurata inosservanza della pena.