Sabato scorso, 24 febbraio, alle ore 17: 00, a Palermo, in Piazza Vittorio Veneto, alla Statua, si è svolta una manifestazione in occasione della giornata di mobilitazione nazionale per chiedere il cessate il fuoco di tutte le guerre, a cominciare da quella in Ucraina, iniziata esattamente due anni fa, e da quella a Gaza.
“Fermiamo la criminale follia di tutte le guerre, la corsa al riarmo, la distruzione del Pianeta”, scrive la Rete italiana Pace e Disarmo a cui aderisce la Cgil e, a Palermo, il “coordinamento per la Pace”, sigla che riunisce diverse associazioni palermitane. Il raduno, non a caso, si è svolto nella piazza della Statua dove già, da oltre due anni, le “donne per la pace” sono in presidio. Inoltre, è stato organizzato a distanza di un anno dalla grande manifestazione per la pace di Palermo, un corteo a cui parteciparono oltre diecimila persone. Quest’ anno oltre alle motivazioni e alle preoccupazioni della guerra in Ucraina si è aggiunta la preoccupazione per ciò che sta accadendo in Terra Santa dove dilaga la violenza del terrore.
Una folla composta e attenta ha ascoltato i vari importanti interventi che sabato si sono susseguiti in piazza, in particolare tutti volti a condannare i recenti episodi di forte tensione a Pisa e Firenze, durante i cortei pro Palestina in cui i manifestanti sono stati caricati dalla polizia.
"Quello che è avvenuto a Pisa è un fatto gravissimo- sostiene Nino Tranchina, Acli Palermo -, un altro episodio in cui la democrazia viene messa in discussione . Non si possono picchiare i giovani che vogliono liberamente manifestare! Ha fatto bene il Presidente Mattarella a richiamare il ministro Piantedosi alle sue responsabilità. Siamo diverse associazioni a partecipare, perché la pace non ha colori e distinzione e riguarda tutte le forze democratiche. Ricordiamo poi che nella nostra Costituzione è scritto che l’Italia ripudia la guerra".
Tranchina durante il suo intervento ha fatto riferimento a una riflessione di Papa Francesco che risale a maggio 2023, a proposito di un discorso rivolto ai nuovi ambasciatori ricevuti in occasione della presentazione delle credenziali. Un angosciato interrogativo davanti all’attuale situazione nel mondo:
«Quando impareremo dalla storia che le vie della violenza, dell’oppressione e dell’ambizione sfrenata di conquistare terre non giovano al bene comune? Quando impareremo che investire nel benessere delle persone è sempre meglio che spendere risorse nella costruzione di armi letali? Quando impareremo che le questioni sociali, economiche e di sicurezza sono tutte collegate una con l’altra? Quando impareremo che siamo un’unica famiglia umana, che può veramente prosperare solo quando tutti i suoi membri sono rispettati, curati e capaci di offrire il proprio contribuito in maniera originale? Finché non arriveremo a questa consapevolezza, continueremo a vivere quella che ho definito una terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Forse questa descrizione sembra disturbare la nostra sensibilità, soprattutto la soddisfazione per gli straordinari progressi tecnologici e scientifici raggiunti o per i passi già compiuti per affrontare le questioni sociali e sviluppare ulteriormente il diritto internazionale. Sebbene tutti questi risultati siano certamente lodevoli, non dobbiamo mai sentirci appagati o peggio indifferenti riguardo all’attuale situazione del mondo, né mancare di garantire che tutti i nostri fratelli e tutte le nostre sorelle possano beneficiare di queste conquiste e questi sviluppi…».
Dorotea Rizzo