A poche ore dall’omicidio del 60enne pregiudicato marsalese Antonino Titone, detto “u baruni”, ucciso il 26 settembre 2022, i carabinieri identificarono, arrestandolo, l’altrettanto pregiudicato Giovanni Parrinello, 42 anni, quale possibile autore del delitto, sulla base di una breve descrizione fatta loro dalla polizia, che aveva chiesto la collaborazione dei colleghi dell’Arma.
Lo ha detto, in Corte d’assise, a Trapani, il luogotenente dei carabinieri Di Bernardo, che con altri colleghi si recò nell’abitazione del Parrinello, nel quartiere Sappusi. E qui lo trovarono insieme alla compagna, Lara Scandaliato. Entrambi furono portati in caserma e interrogati. E fu la donna, ha detto Di Bernardo, che fece trovare i sacchetti con i vestiti che i due indossavano quando fu commesso l’omicidio. Prossima udienza, per ascoltare altri investigatori, il prossimo 15 aprile.
A fornire alla polizia una sorta di identikit sull’uomo che fu visto uscire dall’abitazione del Titone, in via Nicolò Fabrizi, in zona “Porticella”, e allontanarsi a piedi insieme a una donna, furono alcuni residenti della zona. Nella precedente udienza, i due medici legali che effettuarono l’ispezione cadaverica dopo l'intervento dei Ris dei carabinieri hanno spiegato che i colpi inferti al Titone con una sbarra di ferro furono 26, molti alla faccia e alla testa.
Colpi letali. Hanno, poi, descritto la scena, ma soprattutto lo stato del corpo dell’ucciso con le varie lesioni nel dettaglio. Antonino Titone è stato ucciso a colpi di “piede di porco”. Per il delitto, consumato nella tarda mattinata del 26 settembre 2022, alla sbarra degli imputati ci sono Giovanni Parrinello e la compagna Lara Scandaliato, difesi rispettivamente dagli avvocati Nicola Gaudino e Salvatore Fratelli. Pm è il sostituto procuratore di Marsala Marina Filingeri, mentre legale di parte civile è l’avvocato Vito Daniele Cimiotta, che assiste una sorella della vittima. I due imputati sono accusati anche di rapina, perché dopo l’omicidio si è impossessata del portafogli del Titone, dal quale il Parrinello vantava un credito. Sarebbe stata questa la causa scatenante del delitto.
Fu la Scandaliato, lo stesso giorno dell’omicidio, interrogata dai carabinieri, ad accusare il compagno e a far ritrovare l’arma: un piccolo piede di porco con cui fu fracassato il cranio al Titone. Secondo gli investigatori, alla base del fatto di sangue ci sarebbe stato, molto probabilmente, un vecchio debito non saldato della vittima per una fornitura di stupefacenti. Subito dopo i fatti, in caserma, la donna aveva raccontato di aver aspettato fuori, mentre il compagno colpiva a morte il Titone. Il 10 giugno 2023, però, anche la donna è finita in carcere. Gli investigatori, infatti, hanno scoperto che la donna non era fuori dall’abitazione del Titone, ma
sarebbe stata dentro con Parrinello e avrebbe partecipato al delitto.