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11/03/2024 06:00:00

La salute mentale tra residenze private e isolamento dei pazienti

 Franco Basaglia è stato un innovatore nel campo della salute mentale, riformatore della disciplina psichiatrica in Italia, ispiratore della legge 180 del 1978, con cui si introdusse la revisione ordinamentale degli ospedali psichiatrici promuovendo radicali trasformazioni nel trattamento sul territorio dei pazienti con problemi psichiatrici.

Quello però che venne scritto sulla carta tale rimase, ad eccezione di poche isole felici, in gran parte del Paese ci sono solo degli ambulatori psichiatrici che fanno pure poche ore di servizio. La soluzione per molti è stata quella di aumentare le residenze private
dove trovano alloggio persone con diversi disturbi mentali. Ci sono circa 2mila residenze con 30mila posti letto, in queste strutture alcuni pazienti ci restano anche 20 anni, rimanendo intrappolate in questi centri, senza mai alcun recupero, quando va bene la dimissione prevede il rientro a casa con obbligo di farsi seguire dai centri di salute mentale. Alla prossima crisi, che nel 90% dei casi si manifesta, si ritorna in residenza.

Le strutture residenziali in verità dovrebbero ospitare le persone per un massimo di 18 mesi, ma la permanenza, così come evidenziato dal Ministero della Salute, oggi titolare è Orazio Schillaci, va da un minimo di 2 anni fino ad oltre i 3 anni, questo perché, come evidenziato dall’Istituto Superiore di Sanità, è insufficiente l’impiego dei trattamenti psicosociali, mancanza di
operatori formati all’impiego degli interventi riabilitativi sostenuti da evidenze di efficacia. E l’unica cura viene lasciata spesso ai farmaci, venendo così meno un piano riabilitativo personalizzato. I servizi pubblici territoriali però hanno sempre meno personale, mancano pure gli strumenti adeguati e le risorse. Nessun controllo sui percorsi riabilitativi che ci sono sulla carta ma che sempre di rado vengono applicati.

Viene meno, dunque, l’intento della legge Basaglia, i pazienti non conservano una loro dignità e sono destinati all’isolamento. I dati peraltro sono emergenziali, oltre alla mancanza di medici ed operatori, di risorse, la pandemia e il post pandemia hanno fatto aumentare i disturbi mentali del 28%. I sintomi depressivi sono quintuplicati, le fascia più colpite sono i giovani, le donne, gli anziani e le persone delle fasce più povere e disagiate.