I dati Istat sulla povertà assoluta in Italia sono drammatici, nel 2023 l’8,5% delle famiglie non hanno potuto sostenere le spese per acquistare beni essenziali.
La maggior parte delle famiglie in povertà assoluta si trovano al Sud, l’incidenza individuale per i minori poi è pari al 14%.
Si segnala anche come nel 2023 la spesa media mensile delle famiglie è stata pari a 2.728 euro mensili in valori correnti, in crescita del 3,9% rispetto ai 2.625 euro dell’anno precedente. Un aumento che è determinato dall’aumento generalizzato dei prezzi, poiché la a spesa media si riduce infatti dell’1,8%.
La presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ha affermato che “Lo Stato deve mettere aziende e lavoratori nella condizione di lavorare al meglio. Ci dobbiamo ricordare che la ricchezza non la crea lo Stato, il lavoro non si crea per decreto, la povertà non si abolisce per decreto”.
Ma in Italia c’è un dato, l’8,2%, che riguarda i lavoratori che non arrivano con il loro stipendio ad assurgere alla classe media. I salari sono troppo bassi.
I dati dell’Istat infatti dicono una cosa molto chiaramente: la povertà assoluta cresce tra le famiglie con persona di riferimento occupata. Particolare è il peggioramento per le famiglie in cui la persona di riferimento è un lavoratore dipendente: sono povere il 9,1% di queste famiglie nel 2023.
Si pensi che ci sono circa 5,7 milioni di dipendenti privati che guadagnano meno di 11mila euro lordi annui. Il punto è stato fatto dall’Area politiche per lo sviluppo della Cgil: “Se passiamo dal lordo al netto, risulta che nel 2022 5,7 milioni di lavoratrici e lavoratori hanno guadagnato l’equivalente mensile di 850 euro, altri 2 milioni arrivano ad appena 1200 euro al mese. E la situazione non è certo migliorata nel 2023, anno in cui l’inflazione ha raggiunto il 5,9%”.
L’ultimo rapporto della Caritas parla di povertà come un fenomeno non più “residuale”: un italiano ogni dieci, ossia 5,6 milioni di persone, il triplo rispetto a solo 15 anni fa, è in condizioni di povertà assoluta.
Si tratta anche di lavoratori con stipendi troppo bassi e che ricorrono alla Caritas, il 23% degli assistiti è occupato.