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01/04/2024 06:00:00

Se la banca sostituisce la mutua… In Sicilia prestiti per spese mediche

 La buona notizia è che, almeno questa volta, non siamo gli ultimi della lista. In Italia, nella penisola tutta, i prestiti per le spese mediche vanno alla grande. Ma non festeggiamo.

Ci sono infatti tre cose che bisogna sapere. La prima: la spesa sanitaria nel 2022 (è il dato più recente che abbiamo) è stata di circa 170 miliardi euro. La seconda: gli italiani hanno pagato di tasca propria (in contanti, via bonifico, con la carta?) circa 40 miliardi di euro di questa spesa, cioè il 25% della spesa sanitaria totale. La terza: almeno un miliardo di questa spesa è stato coperto da prestiti personali.

E in Sicilia? Lo scrivevamo prima: questa volta non siamo gli ultimi della lista; ma la nostra è una bella media.

Secondo l’Osservatorio Prestiti di Facile.it, in Sicilia il 4% dei prestiti (richiesti, ovviamente, tramite il loro portale) serve per pagare cure mediche. Nella provincia di Trapani, la percentuale è un po’ più bassa, ma comunque considerevole: è il 2.4%, calcolato su un campione di 29.527 richieste.

Aligi Scotti, che è il Business Unit Director di Facile.it, dà due spiegazioni possibili a questi dati. Da un lato, ne fa una questione di economia domestica, cioè di gestione del bilancio familiare. «Servirsi del credito al consumo può essere una strategia per alleggerire l’impatto di queste spese sul bilancio familiare», spiega. Dall’altro, però, tira fuori un argomento spinoso – specie per le regioni del sud Italia: i tempi di attesa della sanità pubblica.

Su questo tema, infatti, sempre Facile.it (insieme all’istituto mUp Research) ha svolto un’indagine che ha portato alla luce uno scenario desolante: nelle isole, e quindi Sicilia e Sardegna insieme, i tempi di attesa sono in media di 85 giorni per una visita specialistica.

Sono tempistiche che sembrano ridursi, almeno in base alle parole recenti del Presidente Schifani, secondo cui le liste di attesa in Sicilia si sono ridotte del 92% per le prestazioni ambulatoriali e del 88% per i ricoveri – seppur non per un aumento delle risorse, ma grazie a una riorganizzazione delle liste.

Rimane il fatto però che al sud ci si rivolge alla sanità privata perché non si può fare altrimenti. Anche se questo significa spendere di più, e solo e esclusivamente di tasca propria. Chiedendo un prestito, quando mancano i soldi. Rinunciando alle cure, se il prestito non arriva.

Sicilia e Sardegna, in questo, hanno il primato. Secondo un’indagine conoscitiva richiesta dalla Commissione parlamentare Affari Sociali, nelle isole c’è un bel 4.3% di popolazione che rinuncia alle cure perché non se le può permettere.

E c’è anche un altro aspetto che bisogna considerare. Lì dove non arriva il servizio sanitario nazionale (cioè l’SSN che noi chiamiamo “mutua”), arrivano invece le polizze assicurative sanitarie, che funzionano come un sistema sanitario integrativo.

Si stima che le compagnie assicurative abbiano coperto circa l’11% delle spese sanitarie out of pocket – insomma delle spese che tocca pagare direttamente a noi.

Ma quello della sanità integrativa è un sistema che funziona lì dove c’è un’economia sviluppata. Quindi dove c’è un PIL elevato, una forte industrializzazione, grandi imprese che possono offrire un welfare aziendale solido.

Nelle regioni del nord Italia, quasi la metà delle aziende include un programma di sanità integrativa, cioè la stipula di polizze assicurative sanitare a tariffe agevolate e convenzioni con strutture sanitarie private a un prezzo conveniente. È un sistema che, dalle nostre parti, non ha radici. Non c’è, e se c’è non è abbastanza.

Perciò non resta che il prestito personale, con i suoi tassi di interesse altissimi. Il TAEG medio (il tasso annuale effettivo globale) in Sicilia è di 11,1%.

Questo significa che se oggi otteniamo dalla banca un prestito di 3mila euro per delle cure mediche, fra quattro anni restituiremo alla banca circa 4.400 euro. Sono 1.400 euro in più. Sono gli interessi che si portano via il valore dei nostri risparmi.

Daria Costanzo