Una catena umana attorno al Tempio di Segesta per dire no, ancora una volta, al deposito di scorie radioattive nella provincia di Trapani.
Sindaci e cittadini ieri, domenica 7 maggio, hanno “abbracciato” uno dei simboli della storia e della cultura del territorio per ribadire che non ci sono margini per realizzare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari.
In provincia di Trapani c’è stata una levata di scudi contro l’ipotesi di realizzare un deposito di scorie nucleari nel territorio.
Era stato, infatti, pubblicato l’elenco dei siti idonei ad ospitare il deposito di rifiuti nucleari. Su 51 siti, due si trovano in Sicilia, e tutti in provincia di Trapani: uno a Calatafimi e uno nella frazione di Fulgatore.
In provincia di Trapani le reazioni sono state tutte contrarie all'ipotesi di realizzare il deposito e il centro tecnologico. Dai sindaci, alle associazioni ambientaliste, e poi le imprese, i sindacati. Insomma, tutti hanno detto no.
Dopo la pubblicazione dell’elenco i territori avevano 30 giorni di tempo per dare una risposta, per candidarsi ad ospitare il deposito. I due comuni trapanesi interessati hanno ribadito il no in diverse forme.
L’Assemblea Regionale Siciliana si era già espressa nel 2018 sul no al deposito di scorie in Sicilia, approvando all’unanimità una mozione del Movimento 5 Stelle all’Ars a firma del deputato regionale Nuccio Di Paola, oggi vice presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana.
La manifestazione, organizzata dal Comitato per il no al deposito delle scorie nucleari, con portavoce Massimo Fundarò, dei Verdi, e assessore a Calatafimi, che ha chiamato a raccolta tutti i sindaci del territorio, alcuni sindaci della limitrofa provincia di Palermo , Associazioni Ambientaliste, Sicindustria, CNA, Movimento degli Agricoltori, alcuni deputati regionali eletti del territorio, semplici cittadini, albergatori e del settore turistico. Tutti per dire No a questo progetto portato avanti dal governo nazionale e dalla Sogin.
Fundarò, i sindaci di Trapani e Calatafimi, Giacomo Tranchida e Francesco Gruppuso, avevano invitato anche il presidente della Regione Renato Schifani, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno a partecipare alla protesta simbolica.
“La vocazione naturalistica e turistica dei territori individuati e le motivazioni contenute nella relazione tecnico scientifica prodotta – scrivono i componenti del comitato – dicono che i siti sono assolutamente non idonei a diventare deposito di tutte le scorie nucleari d’Italia”.
“Ci inquieta il silenzio del governo regionale, che è stato ufficialmente invitato e ad oggi non si è ancora espresso contro l'ipotesi della costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi in provincia di Trapani a differenza del precedente governo Musumeci che ha collaborato con il Comitato ed i sindaci nella predisposizione delle osservazioni tecnico/scientifiche contro la realizzazione del progetto in territorio trapanese poiché NON IDONEO” dice il sindaco Gruppuso..
“Faremo sentire a Roma la nostra voce e il fermo dissenso a questa ipotesi disastrosa per il nostro territorio che ha ben altre vocazioni di tipo turistico, agroalimentare, culturale e ogni tipo di eccellenza” aggiunge il primo cittadino di Calatafimi Segesta.
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La catena umana creata attorno ad uno dei monumenti simbolo del territorio era composta anche dai deputati regionali Cristina Ciminnisi e Dario Safina.
La deputata regionale dei 5 Stelle aveva già nel mese di dicembre scorso depositato una mozione che impegna il governo regionale ad opporsi fermamente all’individuazione di tale territorio come deposito di scorie nucleari.
“Si tratta di un disegno scellerato e contro il territorio- sottolinea la deputata - contro un territorio che vive di agricoltura e turismo, baciato naturalmente da una storia millenaria come dimostra questo tempio, le bellezze paesaggistiche e eccellenze gastronomiche famose in tutto il mondo. La Sicilia e Trapani non saranno la pattumiera d’Italia” - conclude Ciminnisi.
Quella di Segesta è l’ennesimo atto contro l’ipotesi della realizzazione del deposito, dopo il consiglio comunale aperto di Trapani e altre iniziative in questi mesi. Il rischio resta ancora, per questo il Comitato non si ferma, vuole coinvolgere il governo regionale affinchè tutta la Sicilia venga esclusa dalla possibilità delle scorie.