La posidonia del porto di Marinella di Selinunte potrebbe essere sversata sulla battigia, ai piedi del cosiddetto Muraglione. Tanto, in quella zona c’è comunque il divieto di balneazione a causa di possibili crolli. Insomma, i bagnanti, secondo questa curiosa impostazione non subirebbero disagi.
L’ipotesi è emersa la settimana scorsa, ad un tavolo tecnico regionale in cui era presente anche il sindaco Enzo Alfano. Poi, durante il sopralluogo, alla presenza del comandante della Capitaneria di porto Raffaele Giardina, l’ingegnere Giancarlo Teresi ha assicurato che i lavori per la bonifica del porticciolo (per i quali la Regione ha stanziato la somma di 200mila euro) potrebbero iniziare tra un paio di settimane.
Ma l’elemento di novità starebbe nella “categorizzazione dei rifiuti, che non risultano pericolosi”.
In questo modo, la Regione Siciliana avrebbe risolto il problema dei rilevanti costi di smaltimento della posidonia.
In sostanza, è come se i fanghi di dragaggio del porto venissero equiparati alla cosiddetta “posidonia spiaggiata”, considerata un rifiuto quando viene asportata in maniera invasiva e poi eliminata. Ma una risorsa se viene lasciata in loco per motivi ecologici e per favorire la protezione degli arenili. Il motivo però, nel caso del porto di Marinella di Selinunte non è ecologico. È economico. Non serve per proteggere gli arenili, ma per evitare i costi dello smaltimento.
Il punto, con chiara evidenza, non è se la pianta di posidonia analizzata in quel dato momento e in quel preciso punto di prelievo sia pericolosa o meno. La cosa rilevante è che si tratta di uno specchio d’acqua praticamente chiuso, con un’imboccatura a scirocco dove sabbia e posidonia entrano senza più uscire, rimanendo lì per svariati mesi, fino a quando non si decide (in somma urgenza) di bonificare. Lunghi periodi, in cui i motori dei pescherecci e il sovrappieno delle vasche di raccolta fognaria “arricchiscono” gran parte del materiale sommerso.
“Il rifiuto non è pericoloso”. Certo che non lo è. Non lo sarebbe nemmeno nel caso fossero state rilevate tracce di batteri fecali. Ricordiamo che quando le elettropompe non riescono a spingere i liquami verso il depuratore, il sovrappieno delle vasche di raccolta dei reflui fognari di gran parte della borgata finisce dentro le acque del porto. E i rifiuti contenenti batteri fecali, appunto, non sono classificati come pericolosi.
Ma nemmeno l’organico, la plastica ed il vetro sono pericolosi. Non per questo sarebbe giusto poggiarli sulla battigia, aspettando che il mare se li porti via.
Le “foglie di posidonia” invece sono considerati rifiuti speciali, se portati via in modo definitivo dal luogo ove sono stati rimossi. E per questo, dovrebbero essere smaltiti secondo legge. Ma qui è come se si giocasse con le parole perché, non sia mai, non vengono tolte definitivamente, ma solo spostate un po’ più avanti.
E poi, “foglie di posidonia”? A chi ha visto tirar fuori il materiale più in profondità veniva in mente un altro nome.
Egidio Morici